Si sente spesso parlare di un'epidemia di depressione tra i teenager dovuta sopratutto al crescente isolamento da social media. Ma il discorso è vero solo in parte: secondo una revisione sistematica degli studi sul tema, tra tempo passato online e fenomeni depressivi c'è un debole legame che non è, come ci si potrebbe aspettare, di causa-effetto.
Che cosa viene prima? Un gruppo di psicologi del King's College London (Gran Bretagna) ha analizzato 11 studi su social media e depressione nei ragazzi fino ai 18 anni, con dati su 12.646 volontari. Una piccola, ma statisticamente significativa relazione tra social e depressione c'è, ma gli studi non dicono se i disturbi dell'umore siano l'origine, o la conseguenza del tempo trascorso online. Potrebbe cioè darsi che i ragazzi più inclini a depressione tendano più facilmente a cercare online il supporto e la compagnia di cui hanno bisogno.
Il giusto peso. Un altro punto di debolezza di questi studi è il fatto che i dati sulle ore trascorse nel mondo virtuale siano spesso forniti dai partecipanti stessi. La ricerca, precisano gli autori, non vuole certo negare la pericolosità dell'isolamento dovuto a una vita spesa sempre di più sullo schermo degli smartphone - con i rischi a essa connessa: dal cyber bullismo alla mancanza di creatività e interazione sociale. Ma allo stesso tempo rappresenta un invito a non leggere con superficialità gli studi sul tema.
Diffidenza verso il nuovo. Le reazioni ai cambiamenti tecnologici sono spesso esagerate: nel 19esimo secolo si attribuiva ai movimenti "innaturali" indotti dal treno l'insorgere di una sorta di nevrosi. Allo stesso tempo, l'adolescenza è un'età delicata, e sono spesso i teenager i protagonisti delle trasformazioni portate dalle nuove tecnologie. L'aumento di sensibilità sul tema della depressione potrebbe essere una delle cause della presunta crescita di questi fenomeni.