Il 13 settembre 1848, una sbarra di ferro trafisse il volto e il cranio di Phineas Gage, operaio del Vermont. Gage era addetto alla costruzione di una ferrovia: era un uomo gentile e affidabile. Un giorno, mentre era
impegnato a intasare una carica di esplosivo con una barra di ferro, fece inavvertitamente scoccare una scintilla: l’esplosione spinse indietro
la barra, che gli trapassò il cranio.
L'uomo incredibilmente sopravvisse, ma da amabile e cordiale che era divenne blasfemo, iroso, privo di freni inibitori.
L'infortunio aveva lesionato il suo lobo frontale sinistro, mostrando come i danni a specifiche parti del cervello possano influenzare personalità e comportamento.
Quello di Gage fu il primo caso di sindrome frontale riportato in letteratura.
irascibili e molesti. «Studiando pazienti con lesioni alle strutture frontali si è capito che queste regolano il nostro comportamento sociale: se danneggiate, possono portare a forme di sociopatia.
Si arriva a mangiare in modo smodato, importunare sessualmente, commettere furti...» spiega Costanza Papagno, docente di Psicologia fisiologica all'Università di Milano-Bicocca.
Le lesioni ai lobi frontali provocano disturbi di personalità, mancanza di autocontrollo, incapacità di giudizio, disinteresse per le opinioni altrui, indolenza. Il danno può derivare da lesioni (traumi, ictus), tumori, infezioni o degenerazioni vascolari.
Da questo celebre caso si è dedotto che il lobo frontale (la zona danneggiata dall’incidente di Gage) è la sede delle nostre capacità esecutive, organizzative, di adattamento sociale.