Madame M. era convinta che suo marito fosse stato sostituito da un sosia, e questo a sua volta da un altro... fino a contare 80 "copie" del marito. Il suo caso fu descritto nel 1923 dal francese Joseph Capgras, che identificò il raro disturbo della donna: oggi si chiama appunto Sindrome di Capgras. Chi ne soffre crede che parenti e amici siano stati sostituiti da impostori identici a loro.
Mio marito è un impostore. «In questi pazienti manca il senso di familiarità che accompagna la percezione di un volto» spiega Costanza Papagno, docente di Psicologia fisiologica all’Università di Milano-Bicocca. «È il contrario della prosopagnosia, l’incapacità di riconoscere un volto del quale, però, si avverte la valenza affettiva: il paziente non riconosce una persona anche molto vicina, come il coniuge o il figlio, ma sente che gli è simpatica».
Quel tizio mi perseguita. Ha conseguenze bizzarre su come vediamo gli altri anche la Sindrome di Fregoli, dal nome di un trasformista italiano del primo ’900. Si è convinti che le altre persone siano in realtà tutte lo stesso individuo, con diverse fattezze. Entrambi i disturbi sono associati a disordini psichiatrici (schizofrenia, deliri paranoici), ma anche ad altre condizioni e hanno basi neurali ancora non chiare.
«Un sistema neurale, come quello del riconoscimento dei volti, può funzionare male anche senza aver subìto una lesione» chiarisce Papagno. «Studiando queste sindromi abbiamo capito che il meccanismo del riconoscimento dei volti è collegato al sistema limbico, responsabile delle emozioni».