Si tratta di un raro disturbo causato da una lesione, per ictus o trauma, delle aree cerebrali che controllano ritmo e melodia del parlato. Uno dei primi casi descritti fu quello, nel 1941, di una donna norvegese, che ferita in guerra dall’artiglieria, si risvegliò dal coma con un forte - e impopolare - accento tedesco. La poveretta, inizialmente ritenuta una spia, era affetta da Sindrome dell’accento straniero.
Parliamo la stessa lingua? Questo disturbo fa sì che cambi il modo di parlare perché si muovono in modo diverso la lingua e la bocca, e risultano pertanto diverse l’intonazione, le consonanti e le vocali (l’inglese "Yeah" può diventare come il tedesco "Ja"). Gli interlocutori, non riconoscendo più nell’eloquio del malato i tratti tipici della propria lingua, hanno l’impressione che stia parlando con un accento di un altro Paese, anche se non è realmente così.
Che cosa ci ha insegnato. Osservando questi pazienti si evidenzia come il linguaggio veicoli informazioni (tonalità, ritmo) che vanno al di là del significato delle parole. «Molti di questi pazienti mantengono intatte le abilità musicali» spiega Costanza Papagno, docente di Psicologia fisiologica all’Università di Milano-Bicocca. «Questi disturbi ci hanno quindi insegnato che musica e linguaggio viaggiano su binari separati». Dal 1941 al 2010 sono stati documentati, di questo raro disturbo, solo una cinquantina di casi.