Ogni generazione tende a pensare, semplificando, che quelle successive siano più avanti o più indietro rispetto alla propria, dal punto di vista cognitivo. Ora uno studio della deCODE, una compagnia di ricerca genetica di Reykjavik (Islanda), avvalora, per quanto in modo parziale, la seconda teoria.
Meno diffusi. In base a un'indagine genetica compiuta su oltre 100 mila islandesi, e pubblicata su Proceedings of the National Academy of Sciences, i geni che predispongono ciascuno a investire più anni nella propria istruzione (cioè quelli che influiscono su tratti come la curiosità intellettuale, o la costanza) sarebbero divenuti lievemente più rari nella popolazione locale, nel periodo compreso tra il 1910 e il 1975.
Meno prolifici. Ma allo stesso tempo, proprio il gruppo di geni coinvolto nello slancio per l'istruzione, sarebbe anche connesso alla fertilità: coloro che dedicano più anni all'istruzione tendono infatti ad avere figli più tardi e ad averne di meno, indipendentemente da quando abbandonano il "sistema" scolastico-universitario. Questo dato era già noto e trova ulteriore conferma nello studio.
Non favoriti. L'ipotesi è, quindi, che la selezione naturale sia intervenuta rendendo i geni "da secchioni" più rari perché, per quanto qualificati dal punto di vista lavorativo, gli islandesi istruiti contribuiscono meno - avendo meno figli - al bottino genetico del loro paese.
Questione di sfumature. Ma quali conseguenze avrebbe questo declino sull'intelligenza della popolazione? L'effetto, sottolineano i ricercatori, è minimo, ed equivale a un calo del QI pari a 0,04 punti per decennio. Anche se si includessero tutti i geni coinvolti nell'istruzione, si arriverebbe a 0,3 punti per decade. Nulla di allarmante, ma se la tendenza continuasse per i prossimi secoli, l'impatto potrebbe iniziare a farsi sentire.
le variabili ambientali. Tuttavia, come sottolineano altri scienziati, l'impatto della genetica su propensione allo studio e fertilità è molto debole rispetto ai fattori socio-economici. Basti pensare alle possibilità di istruzione che abbiamo oggi, rispetto a quelle disponibili nel 1910.