Parte dell'intelligenza umana potrebbe essere dovuta a massicce "docce" di dopamina in alcune aree cerebrali incaricate di programmare, immagazzinare ricordi e apprendere. Il nostro cervello sembra specializzato nel produrre quantità maggiori di questa sostanza chimica rispetto a quello degli altri primati, soprattutto nelle regioni associate alle funzioni cognitive superiori.
La dopamina è un neurotrasmettitore fondamentale sia per il controllo del movimento, sia in alcune attività in cui l'uomo eccelle, come l'apprendimento, la capacità di concentrazione, la ricerca di stimoli piacevoli, la pianificazione del futuro.
Nella ricerca pubblicata su Science, Nenad Sestan e André Sousa della Yale School of Medicine di New Haven (Connecticut) hanno misurato l'attività di alcuni specifici geni in 16 regioni cerebrali, lavorando sui tessuti di 6 esseri umani, 5 scimpanzé e 5 macachi.
L'attività di due enzimi che producono dopamina, la tirosina idrossilasi e la DOPA decarbossilasi, è parsa molto elevata in due parti del cervello umano: lo striato, implicato nella programmazione del futuro, nei processi decisionali, nella motivazione e nel circuito della ricompensa; e la neocorteccia, fondamentale per la codificazione dei ricordi, l'analisi del linguaggio e la formulazione di pensieri consci.
La differenza. L'1,5% dei neuroni dello striato umano produce dopamina: una quantità tre volte maggiore che negli altri primati. Nella neocorteccia, la produce lo 0,2% delle cellule nervose (nella neocorteccia delle scimmie, non viene prodotta).
Soprattutto, il neurotrasmettitore è secreto a livello degli interneuroni, cellule che formano connessioni locali e non tra parti distanti del cervello. Servirebbe quindi a ottimizzare le funzioni in aree specifiche - come in un "lavoro di precisione".
Quando manca. Non è chiaro in che misura la dopamina contribuisca alle differenze tra il cervello umano e quello di scimpanzé, bonobo e gorilla, ma potrebbe contribuire ad alcuni aspetti specifici del nostro comportamento, e (quando non se ne produce a sufficienza) avere un ruolo nell'evoluzione di malattie neurodegenerative che debilitano anche il movimento, come il Parkinson.