"Questi piedini... me li mangio!": perché la vista di un neonato (o di un cucciolo in generale) suscita espressioni che, in altri contesti, suonerebbero quasi aggressive? Queste reazioni - e i pizzicotti sulle guance che vi tiravano i nonni - hanno una precisa spiegazione scientifica.
Troppo forte. Gli psicologi la chiamano "espressione dimorfa", un'espressione, cioè, che ha due facce, due aspetti. L'aggressività emerge per controbilanciare uno stimolo eccessivamente toccante (perché molto tenero o dolce). In alcuni casi, l'emozione suscitata è troppo forte da controllare: si avverte a tal punto l'urgenza di prendersi cura o avvicinarsi a quella creatura che, per ritrovare un equilibrio emotivo, si reagisce nella direzione opposta, e si sente l'impeto di "mordere", mangiare o strizzare a sé il bambino.
Il test. Uno studio dell'Università di Yale pubblicato nel 2014 indaga più a fondo il fenomeno: i ricercatori hanno chiesto a 390 donne e 289 uomini, con un'indagine online, di osservare alcune foto di bambini con tratti più o meno "infantili". I partecipanti hanno provato una reazione emotiva più intensa davanti alle foto dei primi, ma queste immagini hanno suscitato anche una maggiore aggressività.
Studiate apposta. In particolare, a evocare tenerezza sarebbero le caratteristiche pedomorfiche (cioè tipiche dell'età neonatale) come occhi grandi e guance carnose. Non succede per caso: la natura ha fatto in modo che ci piacciano, per farci venire voglia di avere bambini, in barba allo sforzo economico e fisico che un figlio comporta. Per la stessa ragione, le donne sono così inebriate dall'odore dei neonati.