Psicologia

Per capirsi è meglio non conoscersi

Due persone che si conoscono a fondo possono capirsi anche con un solo sguardo. Ma a volte questo non accade e una frasetta di quattro parole "tu non mi capisci" è sufficiente per mandare in crisi...

Per capirsi è meglio non conoscersi
Due persone che si conoscono a fondo possono capirsi anche con un solo sguardo. Ma a volte questo non accade e una frasetta di quattro parole "tu non mi capisci" è sufficiente per mandare in crisi anche il rapporto più consolidato.

Non vi capite? Secondo un recente studio americano,
accade perché vi conoscete troppo bene.


Uno studio condotto di recente presso l’Università di Chicago ha dimostrato che i maggiori problemi di incomunicabilità si osservano proprio tra persone che sono in confidenza tra loro: amici di vecchia data, genitori e figli, colleghi di lavoro o coppie di sposi. Secondo il professor Boaz Keysar che ha svolto la ricerca, il motivo delle incomprensioni spesso risiede nel fatto che le persone che si conoscono bene, condividendo tra loro molti aspetti della vita quotidiana, quando devono discutere con l’altro di fatti nuovi, si comportano come se l’interlocutore ne fosse già a conoscenza.

Condivisione e comprensione
Keysar afferma che solo la condivisione di tutte le informazioni accessorie relative a una questione può ridurre le probabilità che la nostra comunicazione sia inefficace e far sì che la persona con cui si sta parlando capisca a fondo le nostre argomentazioni.
Per testare la sua teoria, il ricercatore ha creato un gioco di comunicazione, nel quale le parti avevano a disposizione quantità diverse di informazioni.

Asimmetria informativa
Ad alcuni disegni geometrici strani composti da diverse linee e sono stati dati nomi di fantasia e poi ad alcuni volontari è stato insegnato a riconoscerli. Questi hanno poi dovuto spiegare a un'altra persona, che non aveva mai visto i disegni, come erano fatti.
I volontari che si rivolgevano a una persona che conoscevano da tempo, hanno utilizzato di più i nomi delle figure – dando per scontato che i familiari avessero capito subito di cosa stavano parlando - rispetto a chi ha giocato con uno sconosciuto.

Più chiari con gli sconosciuti
Questi ultimi si sono, infatti, dilungati di più in descrizioni e spiegazioni. Gli studenti del primo gruppo, che dovevano descrivere un fatto nuovo (la figura geometrica) al proprio partner o a un vecchio amico, hanno presunto, inconsciamente, che l’altro sapesse già di cosa si stava parlando, quando in realtà questi non ne aveva la minima idea.

(Notizia aggiornata al 23 febbraio 2007)

23 febbraio 2007
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