La paura garantisce la sopravvivenza: senza la paura, infatti, non sapremmo rispondere prontamente a un potenziale pericolo. Nell'uomo questo stato emotivo persiste alcuni minuti dopo lo stimolo, ma che cosa succede con altri animali? Come funziona, per esempio, con il laboratorio prefererito dai ricercatori, il moscerino della frutta (Drosophila melanogaster)?
I ricercatori del California Institute of Technology di Pasadena hanno scoperto che, anche in questi insetti, la paura ha effetti persistenti e non si esaurisce nella semplice fuga dal pericolo.
Un bello spavento. «Le nostre osservazioni suggeriscono che le drosofile provino uno stato persistente di attivazione difensiva (arousal), che non è necessariamente paura, ma che ha alcune analogie con essa», afferma William Gibson, tra gli autori dello studio pubblicato su Current Biology.
Perché sempre la drosofila? I moscerini della frutta sono tra gli animali più spesso utilizzati nel campo della ricerca genica e non solo: il loro DNA è infatti facile da studiare e completamente sequenziato. In più, il ciclo di vita di questi insetti varia da 2 a 4 settimane e, dalla schiusa, le larve sono adulte in 5 giorni: è quindi relativamente semplice seguirne in laboratorio il ciclo vitale, anche per generazioni.
Sempre peggio. Gibson e colleghi hanno provato a terrorizzare i moscerini con ombre somiglianti a quelli di loro predatori naturali, come gli uccelli. Le reazioni difensive delle drosofile (balzelli, salti o immobilismo) sono cresciute parallelamente agli stimoli paurosi. Dopo 10 passaggi dell'ombra, per esempio, la velocità di spostamento dei moscerini era quasi raddoppiata; mentre la frequenza dei salti è triplicata dopo appena due passaggi.
Non ho più fame. In un secondo esperimento, i ricercatori hanno interrotto con ombre minacciose il pasto di drosofile affamate. La velocità di ripresa del pasto è apparsa inversamente proporzionale al numero di interruzioni: maggiore il numero di spaventi, più restii erano gli insetti a riprendere a mangiare.
Uguali e diversi. I ricercatori hanno paragonato le reazioni a quelle di un uomo che senta uno sparo. L'arousal salirà all'aumentare del numero dei colpi, a prescindere dall'attività in cui il testimone fosse impegnato prima dello stimolo.
Per gli scienziati, la drosofila potrebbe essere un buon modello per lo studio di stati emotivi come ansia e paura nell'uomo. Il prossimo passo sarà analizzare le basi neurofisiologiche e genetiche della risposta alla paura, anche se - chiariscono gli autori - non è detto che quella provata dalle drosofile possa essere definita una vera e propria emozione.
Puro istinto. Piuttosto, il loro sarebbe uno stato di allerta motivato dalla presenza di pericoli nell'ambiente esterno.
Una reazione comune a molti organismi - uomo incluso - e favorita da milioni di anni di storia evolutiva, perché, banalmente, funziona.