I vantaggi del bilinguismo potrebbero andare ben al di là della facilità nel trovare lavoro, e nel fare spesso a meno del dizionario. Padroneggiare una seconda lingua amplia la nostra visione del mondo, e rende capaci di pensare fuori dagli schemi di cui la cultura di origine è permeata. È la conclusione di uno studio dell'Università di Lancaster (Gran Bretagna) pubblicato su Psychological Science.
Dimmi come parli... L'idea che la lingua parlata possa avere riflessi sul comportamento è diffusa da alcuni decenni. Per esempio, i russi saprebbero distinguere le varie sfumature di blu meglio degli inglesi; mentre i giapponesi tenderebbero a raggruppare gli oggetti secondo il loro materiale, e non in base alla forma.
... e ti dirò che pensi. Chi critica questi studi ritiene che queste differenze derivino da peculiarità culturali che hanno poco a che fare con la lingua. Ma il nuovo studio sembra dimostrare che i bilingui sono capaci di beneficiare della forma mentis di entrambe le lingue conosciute, e hanno un modo di pensare più flessibile e aperto.
differenze formali. Panos Athanasopoulos, psicolinguista e autore dello studio, si è concentrato sul modo di percepire le dinamiche degli eventi in inglese e tedesco. L'inglese offre gli strumenti grammaticali per comunicare la temporalità dell'azione direttamente nella forma verbale (I was sailing to Bermuda when I saw Elvis, "stavo veleggiando verso Bermuda quando vidi Elvis"). Il tedesco non ha questa caratteristica, e tende a specificare con più termini l'inizio, la durata e lo scopo dell'azione (che spesso, nelle frasi in inglese, non vengono esplicitati, perché insiti nel verbo).
L'esperimento. Questa differenza linguistica sembra riflettersi sul modo in cui i parlanti vedono un'azione. Athanasopoulos ha chiesto a 15 madrelingua inglesi o tedeschi di decidere se azioni dallo scopo ambiguo (per esempio il video di una donna che si dirige verso la macchina) fossero più simili a scene con un fine ben visibile (una donna che si dirige a passo sicuro verso un edificio) o a scene senza uno scopo ben definito (una donna che cammina in una radura).
un piede in due scarpe. I tedeschi hanno ricondotto le scene ambigue a quelle con un fine esplicito nel 40% dei casi, gli inglesi nel 25%. I primi tenderebbero infatti a concentrarsi maggiormente sullo scopo dell'azione, i secondi sull'azione in sé. Al contrario i bilingui sembrano oscillare tra le due posizioni, a seconda di dove venga effettuato il test: tedeschi con un'ottima conoscenza dell'inglese sono risultati più inclini a concentrarsi sullo scopo se testati in Germania, più focalizzati sull'azione in sé se testati in Inghilterra.
doppie risorse. In un secondo esperimento i ricercatori hanno bloccato selettivamente l'inglese o il tedesco in parlanti bilingui (facendo loro ripetere a voce alta numeri solo in inglese o solo in tedesco). I soggetti hanno iniziato così a ragionare nella lingua non bloccata, segno che la conoscenza di una seconda lingua influenza inconsciamente la nostra percezione della realtà.
Perplessità. Ma per alcuni, i risultati sarebbero stati influenzati dalle rigide condizioni di laboratorio, che obbligano i soggetti a concentrarsi solo sull'aspetto linguistico. Nella realtà, dicono gli scettici, ci sono molteplici motivi per focalizzarsi sull'azione nel suo divenire, o sul risultato di essa. E spesso, c'entrano poco con la lingua parlata.