Quasi 1 donna su 3 ha subito abusi nella sua vita. Un nuovo rapporto di UN Women, basato su dati provenienti da 13 Paesi dopo la pandemia, mostra che 2 donne su 3 hanno riferito di aver subito una forma di violenza. Solo 1 donna su 10 ha affermato che sarebbe andata alla polizia per chiedere aiuto.
In tempi di crisi umanitarie, conflitti e disastri climatici, questi numeri umentano sempre. Inoltre, ormai, è dal mese di marzo 2020, quando le porte di casa si chiudevano per combattere la CoViD-19, che i dati sulla violenza sulle donne hanno registrato una crescita esponenziale: un'altra pandemia che dura da troppo tempo e che sembra non avere mai fine. Spesso ignorata, taciuta, persino tollerata dalla società, la violenza di genere rappresenta una delle più diffuse, persistenti e devastanti violazioni dei diritti umani: ogni anno nel mondo 243 milioni di donne e ragazze denunciano abusi da parte del partner, e le restrizioni dovute alla covid hanno peggiorato la situazione.
Nella Giornata Internazionale contro la violenza sulle donne, che si celebra ogni 25 novembre, prende anche il via la campagna 16 giorni di attivismo contro la violenza di genere: una staffetta lanciata da UN Women che si concluderà il 10 dicembre, Giornata Internazionale per i diritti umani, e che avrà il compito di evidenziare quanto di concreto possiamo fare per prevenire e contrastare questa forma di sopruso. Con una premessa: porre fine alla violenza contro le donne è una lotta che riguarda tutti, e non le donne soltanto.
Prigione domestica. Nel corso del 2020 gli organismi governativi, gli attivisti e le organizzazioni che si occupano della tutela delle donne hanno denunciato ovunque un aumento consistente delle richieste d'aiuto per le violenze domestiche. La raccomandazione di stare a casa per contrastare la diffusione del virus ha costretto le donne che convivono con un partner o un altro familiare violento a rimanere isolate, 24 ore su 24 a contatto con il loro abusante.
Le incertezze su lavoro e salute dovute alla pandemia, la necessità di ridurre i contatti sociali e uscire solo per situazioni di emergenza e il disagio per la condivisione degli spazi ristretti di casa hanno esacerbato le situazioni di violenza; tutto questo avveniva mentre i servizi sanitari e di sicurezza avevano già raggiunto il limite delle capacità di supporto e mentre i centri antiviolenza subivano chiusure e restrizioni per le misure anti-covid. La lontananza forzata dalle scuole ha esposto milioni di bambine, soprattutto nei Paesi a basso reddito, a un rischio aumentato di violenza domestica e abusi sessuali.
i volti della violenza. La violenza sulle donne si manifesta in molte forme, la più comune delle quali avviene all'interno della relazione con il partner (violenza fisica, psicologica, abusi sessuali, femminicidio); fuori dai più stretti contesti familiari ha spesso i caratteri della violenza sessuale, dello stalking, delle molestie per strada e sul lavoro, del revenge-porn. Sono violenze di genere e reati contro l'infanzia gli abusi su minori, il matrimonio forzato, lo sfruttamento della prostituzione minorile, la mutilazione genitale femminile, i matrimoni precoci.
Gli effetti fisici, psicologici e sulla salute di questi traumi durano per tutta la vita e spesso innescano una spirale di povertà e disagio che si trascina per generazioni: un'infanzia negata è per le bambine anticamera di un abbandono precoce degli studi, di gravidanze precoci, dell'impossibilità di trovare un lavoro e della salute precaria dei figli che nasceranno. Tra le categorie più vulnerabili alla violenza troviamo le donne più giovani e quelle più anziane, le donne che si identificano come lesbiche, bisessuali, transgender o intersessuali, le donne con disabilità o sieropositive, e quelle che vivono in Paesi interessati da crisi umanitarie.


Che cosa possiamo fare. Ci sono alcune azioni concrete che tutti possiamo fare per iniziare a cambiare le cose. Una di queste (la prima di un intero decalogo che trovate qui, in inglese) è fornire pieno spazio di ascolto, supporto e fiducia alle donne che trovano il coraggio di raccontare le violenze subite, ricordando che particolari come la sobrietà, le inclinazioni sessuali, l'atteggiamento e l'abbigliamento della vittima sono del tutto irrilevanti nelle discussioni sulla violenza subita, e contrastando l'idea che spetti alle donne evitare situazioni che potrebbero essere percepite come "pericolose". Si tratta, in sintesi, di non attribuire alle vittime colpe che ricadono unicamente sull'abusante.