La capacità mettersi nei panni degli altri dipende anche dalla cultura di provenienza: è la conclusione di uno studio americano su di una quarantina di volontari. La ricerca, che è la più recente di una serie, voleva dimostrare che per gli occidentali è più difficile, rispetto agli orientali, immedesimarsi nel proprio interlocutore. La nostra cultura, infatti, enfatizza l'individualismo e anche da questo dipendono molte delle incomprensioni che caratterizzano gli incontri (e scontri) tra i popoli.
Andrea Porta, 24 agosto 2007
I due lati della griglia del "gioco" di Boaz Keysar e Shali Wu, della Chicago University (Usa): a sinistra quello visibile ai volontari che si sono prestati al test, a destra quello visibile agli esaminatori. |
Per dimostrare come le differenze culturali si riflettono sul comportamento dei singoli, i ricercatori hanno sottoposto 20 americani nati e cresciuti negli Usa e 20 cinesi appena emigrati a quello che può sembrare un semplice gioco. A turno, ognuno dei soggetti è stato messo di fronte a un estraneo e, tra i due, è stata collocata una griglia verticale (foto in alto) divisa in scompartimenti, alcuni aperti da entrambi i lati, altri solo dalla parte del volontario "sotto esame". La griglia conteneva degli oggetti (occhiali da sole, pupazzi, cubi di legno...), alcuni dei quali presenti singolarmente e altri in due copie. Il "gioco" prevedeva che il volontario spostasse gli oggetti da uno scompartimento all'altro su richiesta dell'esaminatore.
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Se la richiesta era quella di spostare un oggetto che aveva un doppione in uno scompartimento nascosto alla vista dell'esaminatore, nel 65% dei casi gli americani hanno chiesto quale delle due copie avrebbero dovuto spostare, pur essendo ovvio che l'interlocutore poteva fare riferimento solamente a quello che vedeva anche lui, mentre solo nel 5% dei casi i cinesi hanno posto la stessa domanda. In pratica, a differenza degli americani i cinesi capivano subito che se l'oggetto era visibile solo a loro non poteva essere quello indicato dall'interlocutore.
Cinesi "collettivisti", americani individualisti
«È stato sorprendente», afferma Keysar, «che gli americani non siano riusciti in questo procedimento logico. In fondo le informazioni che servivano erano tutte lì, davanti ai loro occhi.» Secondo il ricercatore i cinesi dimostrano una maggiore facilità ad immedesimarsi nel punto di vista dell'altro perché provengono da una cultura più "collettivista" rispetto a quella americana. Per lo psicologo Richard Nisbett, dell'Università del Michigan, queste diversità sono riscontrabili anche a livello linguistico. I cinesi usano infatti espressioni non sempre univoche e definite, e ciò li spinge sin da bambini a un'attenta interpretazione dei significati non evidenti nelle parole dell'interlocutore.