Psicologia

Ne varrà la pena? Scovata nel cervello la fonte dell'ansia da decisione

Individuati nella corteccia delle scimmie i neuroni che valutano le possibili conseguenze negative delle nostre scelte.

Piove a dirotto, ma avete un'irresistibile voglia di hamburger e patatine. Siete in ufficio senza ombrello, e raggiungere il fast food comporterebbe una doccia assicurata. Ma poi avreste la vostra ricompensa, e solamente a pensarci vi viene l'acquolina in bocca. Oppure, potreste sempre ripiegare sulla mensa aziendale, meno attraente, ma all'asciutto. Che fare? Di piccoli dilemmi come questi le nostre giornate sono piene: cosa succede a livello cerebrale quando siamo costretti a prendere una decisione? Come vengono valutati costi e benefici di una scelta?

All'origine di ansia e depressione
Un gruppo di neuroscienziati del MIT (Massachusetts Institute of Technology, USA) ha sottoposto a microelettrostimolazione la corteccia cingolata anteriore pregenicolata nei macachi: l'area omologa, nell'uomo, è implicata nei disturbi d'ansia e depressivi , ma i meccanismi cellulari responsabili di questi disturbi, che affliggono una parte sempre più importante della popolazione, non erano ancora noti.

Le scimmie sono state messe davanti a due alternative: la prima implicava rischiare di avvertire un fastidioso soffio d'aria sulla faccia seguito da una lauta ricompensa (un liquido di cui i primati sono ghiotti); la seconda non prevedeva alcun getto d'aria, ma riservava in premio una piccola ricompensa.
Nella corteccia cingolata anteriore pregenicolata dei macachi è stata identificata un'area in cui neuroni che rispondono alle ripercussioni negative delle scelte sono più numerosi. Quando i ricercatori hanno interferito elettricamente con quest'area, i macachi si sono dimostrati più titubanti nel rischiare di subire il fastidioso getto per una maggiore ricompensa, e più inclini a optare per la ricompensa minore, pur di non correre rischi. Sotto effetto di un ansiolitico, invece, le scimmie aumentavano i comportamenti rischiosi.

Con le dovute proporzioni anche nell'uomo i neuroni presenti in questa zona potrebbero comportarsi in modo analogo quando si tratta di ponderare decisioni dai possibili risvolti negativi. Ecco perché capire come funziona un'area cerebrale implicata, insieme ad altre, nello stress decisionale e nelle sue conseguenze più cupe, i disturbi ansioso depressivi, può risultare molto utile al fine della cura di queste patologie. La ricerca è stata pubblicata su Nature Neuroscience.

Uomo e scimmia: somiglianze "deprimenti"

17 maggio 2012 Elisabetta Intini
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