Il solo pensiero delle feste natalizie sa accendere le aspettative o far calare un velo di malinconia sul passato. Che le si apprezzi o meno, queste giornate rievocano ricordi, odori e colori ben specifici, diversi per ciascuno: perché neanche i più cinici tra noi sanno rinunciare a brindisi, cenoni, regali sotto l'albero e... (aggiungete voi la classica tradizione di famiglia)?
Sempre uguale. Come spiega Dimitris Xygalatas, antropologo dell'Università del Connecticut, a The Conversation, i rituali familiari portano diversi benefici psicologici. I più ovvi sono la possibilità di rinsaldare legami e colmare distanze, di divertirci (leggi: abbuffarci) e staccare dalla routine quotidiana.
Ma soprattutto, tradizioni immutabili come quelle del Natale agiscono da "cuscinetti" per alleviare l'ansia: in una vita piena di incertezze, la possibilità di trovarsi in una situazione ben conosciuta, con un ruolo preciso e con le stesse persone, dà una certa struttura, un senso di stabilità e sicurezza: per alcune ore, ci si sente confortati dalla capacità di saper prevedere in effetti quello che accadrà.
Il pranzo (o il cenone). Le lunghe ore passate a cucinare hanno la stessa funzione sociale dei ritrovi dei nostri antenati intorno al fuoco. Condividere un pasto speciale con una serie di cerimoniali - la tavola apparecchiata per le feste, il piatto speciale della mamma - rinsalda il senso di appartenenza a una comunità ristretta e aiuta ad appianare gli animi facilitando la conversazione (quasi sempre).
Tutte le culture riservano alla festa più attesa dell'anno i pasti più luculliani, che seguono regole ben precise: nella tradizione ebraica il cibo va scelto e preparato secondo le norme Kosher; in parti dell'India e in Medio Oriente si portano gli alimenti alla bocca solo con la mano destra; in alcuni Paesi europei il brindisi è rigorosamente ad occhi chiusi... Studi scientifici dimostrano che le cerimonie attorno al cibo lo rendono più appetitoso e gradevole, e che i bambini coinvolti nella preparazione del pasto ne apprezzano di più il sapore.
I doni. Anche l'abitudine di scambiarsi regali potrebbe sembrare una perdita di tempo (e di soldi). Eppure molte società in altrettante epoche storiche hanno ritualizzato questa usanza, che avrebbe un ruolo importante nella cura delle relazioni sociali. Se ci si pensa bene, nella maggior parte delle famiglie si finisce per ricevere, sotto l'albero, qualcosa che altrimenti ci saremmo comprati da soli. Beni e denaro si riciclano all'interno di un piccolo nucleo familiare: a fare la differenza è che altri ci abbiano pensato per noi.
I parenti. Il pensiero di incontrare uno zio con il quale finirete a parlare di politica (o dei vostri progetti futuri) potrebbe non entusiasmarvi, eppure ritrovarsi con i membri della famiglia allargata sembra essere un rito di passaggio importante per la crescita personale, e un'occasione di aumentata generosità. Inoltre, secondo lo psicologo israeliano Daniel Kahneman, vincitore del Premio Nobel per l'Economia nel 2002, quando ricordiamo gli eventi del passato, tendiamo a rievocare soltanto i momenti emotivamente più intensi, e gli ultimi (regola del picco-fine). Insomma se proprio dovete bisticciare, basta farlo in modo pacato, e non sulla porta.