Essere narcisista - ovvero essere il tuo più grande fan, in una misura non troppo salutare - è spesso visto come un tratto della personalità negativo ed egocentrico, ma la realtà potrebbe essere un po' più complicata di così. Nuove ricerche possono aiutarci a capire come funziona il narcisismo nell'età dei social media e questo studio appena pubblicato su Nature afferma appunto che gli uomini altamente narcisisti, piuttosto che deliziarsi della propria immagine, sono preda dell'angoscia.
Due facce. Il narcisismo a livelli non patologici (ossia che permette ancora di vivere una vita "normale") è un tratto della personalità con due facce: le teorie di psicologia sociale, in accordo col senso comune, lo associano a sentimenti di superiorità e grandezza, ma lo studio psicodinamico dell'Università di Graz (Austria) sottolinea aspetti di grande vulnerabilità, come un'autostima instabile e i conflitti emotivi. Sono due tesi agli antipodi...
Lo studio porta a sostegno della sua tesi i dati raccolti - con la risonanza magnetica funzionale - da persone con diversi gradi di narcisismo. Mentre i partecipanti guardavano una propria immagine, la risonanza magnetica mappava le aree del cervello in azione. Secondo la teoria comune (quella della psicologia tradizionale del narcisismo come sentimento di superiorità) dovrebbero attivarsi le zone correlate all'auto-ricompensa, che soddisfano il cervello del narcisista.
I dati non mentono (a se stessi). Analizzando i dati, i ricercatori hanno notato che negli uomini più narcisisti, quando messi di fronte a una propria foto (piuttosto che a quelle di amici e parenti), si attivano aree collegate a conflitti emotivi o comunque a sentimenti negativi, come rabbia, disgusto, senso di colpa e paura. L'attivazione di questa regione del cervello (la corteccia cingolata anteriore) ci dice qualcosa di più sul narcisismo, qualcosa che approcci più tradizionali, come i test a risposte chiuse, difficilmente avrebbero potuto rivelare.
Questa ricerca ha comunque un paio di limiti che vale la pena sottolineare: innanzi tutto, è stata condotta su un campione ridotto, solo 43 soggetti, un numero troppo esiguo per affermare verità assolute. In secondo luogo, l'attivazione delle aree cerebrali legate ai sentimenti più negativi è stata rilevata solo negli uomini.
Nelle donne non c'è una traccia altrettanto evidente della correlazione fra quelle aree del cervello e la visione della propria immagine.