Scientificamente è nota come selacofobia. E l’estate è la sua stagione: ma quante probabilità abbiamo davvero di morire in seguito all’incontro con uno squalo? In realtà molto poche (per fortuna). In Australia, che è il Paese con il maggior numero di episodi di questo tipo, qualche tempo fa hanno calcolato che il rischio di subire l’attacco fatale di uno squalo è di uno su 8 milioni, visto che capita in media a 3/4 persone all’anno su una popolazione di 24 milioni di abitanti. La selacofobia dunque non ha alcun fondamento statistico, ma tant’è.
Statistica. Valutare il rischio di mortalità di certe attività è qualcosa che appassiona gli scienziati almeno dagli anni '70, quando i ricercatori della Stanford University inventarono il Micromort, l’unità di misura della probabilità di morire a causa di un evento inaspettato. Il Micromort è definito come “una probabilità su un milione di morire”. Per esempio, sempre in Australia, il rischio di morte collegato agli effetti collaterali di un farmaco per l'anestetia generale (in un'operazione di emergenza) è di 1 su 100.000, il che significa 10 decessi su ogni milione di operazioni. Dunque 10 Micromort. Come prendere questo dato?
Pericoli. Due anni fa Hassan Vally, epidemiologo della Trobe University di Melbourne (Australia), in un saggio ha classificato diverse attività più o meno diffuse, per cercare di sfidare le nostre fobie facendo ricorso all’indice Micromort: "Tutti sono portati a considerare pericoloso il paracadutismo", scrive Vally. "Secondo gli esperti mondiali sull'argomento, il paracadutismo aumenta il rischio di morire di circa 8-9 micromort per ogni salto (il che significa che avete circa una possibilità su 100.000 di morire). È interessante però notare che la maratona, un'attività probabilmente considerata più sicura, aumenta il rischio di morire di circa 7 micromort per corsa". Come dire: se un maratoneta dichiarasse di avere paura di lanciarsi col paracatute, gli si potrebbe obiettare che non esiste una base razionale per questo.
"Le immersioni subacquee sono un'altra attività che tutti considererebbero abbastanza pericolosa. Aumentano il rischio di morire tra circa cinque e dieci Micromort per immersione. E per quelli di voi che aspirano a scalare l'Everest, sappiate che questo vi esporrà a ben 40.000 Micromort per salita", scrive Vally.
In viaggio. Ma i Micromort ci dicono molto anche sui rischi che corriamo nella nostra vita quotidiana. “Prendiamo i rischi legati a viaggi”, continua Vally. “Guidare un'auto per 400 km espone a un rischio di circa un Micromort. Per raggiungere lo stesso livello di rischio bisognerebbe guidare una moto per 10 km", il che mette in evidenza quanto sia più rischioso guidare una moto rispetto a guidare una macchina.
Non è tutto. "I viaggi in aereo (con un jet commerciale), di cui alcune persone hanno paura, sono molto sicuri statisticamente. Occorre viaggiare per più di 10.000 km per raggiungere un Micromort appena di rischio”. Non è l’unico a pensarla così. In un articolo di qualche anno fa l’Irish Times spiegava che ”Il rischio di morire in un incidente aereo secondo il National Safety Council of America è di 1 su 7.178. Di gran lunga inferiore alla probabilità di morire in un incidente automobilistico, che è 1 su 98, o quella di essere ucciso come pedone: 1 su 701”.
Zero rischi. A questo punto starete pensando che è solo restandosene fermi che si azzerano i rischi, vero? Vi sbagliate. L’Istituto di statistica australiano ha infatti calcolato che stare seduti su una sedia, a causa della possibilità di cadere, comporta un rischio di morte pari a 1,3 Micromort. E che il solo farsi un bagno raggiunge un rischio di 0,3 Micromort. Si diceva che la probabilità di essere uccisi da uno squalo è pari a circa uno su otto milioni all'anno: in Micromort vale dunque 0,125. “Per mettere questo in prospettiva", sottolinea Vally, "si tenga conto che l'aumento annuale del rischio di morire a causa dell'attacco di uno squalo equivale a quello che molti devono mettere nel conto lungo il tragitto giornaliero per andare al lavoro e tornare a casa. Ed è quasi un centinaio di volte inferiore al rischio di annegare mentre si nuota (che è circa 12 Micromort)”.
Paese che vai... Naturalmente per certe attività i valori di Micromort variano da Paese a Paese. Per esempio, il rischio di morire assassinati è (in media) di 54 Micromort negli Stati Uniti, mentre in Italia è pari a 6 (il calcolo è stato fatto con dati Istat del 2017). Poi ci sono caratteristiche di cui tener conto, come per esempio l’età. Ma valutando in Micromort i rischi del vivere, potrebbero cadere molti luoghi comuni su cui si fondano le nostre paure. Soprattutto quelle che solitamente sono "rinforzate" dalla copertura mediatica in occasione di incidenti. Quelli aerei, per esempio, sono pochi e lontani tra loro. Ma quando avvengono diventano l'argomento principale dei notiziari nazionali. Un incidente stradale con esito fatale, invece, viene invece comunicato localmente, ma finisce ben presto per svanire dalla nostra "visuale".
Compromessi. Questa misura che a molti potrà apparire bizzarra, è utile, in definitiva, per superare la nostra intrinseca inclinazione all'irrazionalità quando si tratta di valutare i rischi. Ci consente di contestualizzare i rischi quotidiani. Secondo Vally, quel che dovremmo tenere presente quando valutiamo se valga o no la pena vivere una determinata esperienza, è che tutto nella vita presenta rischi.
"Ogni giorno che ci alziamo dal letto (che presenta un rischio di morte di circa 2,4 Micromort!)", conclude Vally, "facciamo un compromesso tra i rischi associati a ciò che facciamo e il godimento della vita. Anche se non sempre percepiamo questi rischi in modo accurato".