Psicologia

Matematica, l'ansia non sempre è nemica

Il timore (o terrore) reverenziale nei confronti della materia non equivale necessariamente a performance scadenti. Se la motivazione è alta, può anche dare una marcia in più.

I sudori freddi alla vista di un'equazione o della curva di una funzione possono compromettere le prestazioni matematiche di alcuni. Ma non è detto che un po' di ansia (in dosi moderate) debba necessariamente incrinare il rapporto con la materia. Anzi, in certi casi la giusta soggezione nei confronti dei numeri può dare una spinta in più e migliorare il rendimento.

Il segreto? Crederci. A dirlo sono due diversi studi sul tema del Virginia Polytechnic Institute and State University e della Ohio State University. «I nostri risultati mostrano che l'associazione negativa tra l'ansia da matematica e l'apprendimento di questa materia non è universale», spiega Zhe Wang, tra gli autori: «la motivazione può essere un importante tampone all'influenza negativa dell'angoscia.»

Una molla in più. Due ampi studi, uno su coppie di gemelli di 12 anni di età, l'altro su studenti universitari, hanno dimostrato che nei ragazzi con scarsa motivazione allo studio della matematica l'ansia gioca brutti scherzi e peggiora le performance. Ma in chi è fortemente convinto del valore della materia e degli sforzi necessari ad afferrarla, la relazione tra ansia e performance è facilmente rappresentabile con una curva ad "U" rovesciata: le prestazioni crescono all'aumentare dell'ansia.

Ma solo fino a un certo livello: superata la soglia dell'ansia "moderata", i risultati calano. Le ragazze sono risultate più soggette all'ansia da matematica dei ragazzi.

La ricerca dimostra anche che non è sempre sull'ansia che bisogna intervenire. Piuttosto, è aumentando la motivazione che si sconfiggono gli effetti negativi della preoccupazione, e anzi la si sfrutta per rendere al meglio.

8 novembre 2015 Elisabetta Intini
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