Psicologia

L'uomo che raccontava i suoi sogni in tempo reale

Storia di Dion McGregor e dei suoi sonniloqui registrati e incisi su un disco. Oggi gli scienziati li studiano per capire perché parliamo nel sonno, e se quei racconti c'entrino con i sogni.

Anche i più vividi sognatori si svegliano, al mattino, con un pugno di mosche da raccontare: i sempre più vaghi frammenti delle storie vissute di notte si dissolvono appena fuori dal letto.

Non valeva altrettanto per Dion McGregor. Il compositore di canzoni americano non era necessariamente più bravo di noi a ricordare le trame dei suoi sogni. Semplicemente, li narrava in tempo reale, in lunghi e dettagliati monologhi scanditi di notte, mentre dormiva.

Un disco anomalo. McGregor è morto nel 1994, e i suoi sonniloqui sono cessati. Ne restano però le tracce audio: fu Michael Barr, suo coinquilino a New York negli anni '60, a registrare quasi ogni notte, piazzando silenziosamente un microfono vicino al cuscino di Dion, le chiacchierate inconsapevoli dell'amico. Complici i contatti discografici, i mormorii di Dion divennero presto il contenuto di un LP e di un libro illustrato, entrambi intitolati The Dream World of Dion McGregor ("Il mondo dei sogni di Dion McGregor").

Una miniera di dati. Ora, a più di 20 anni dalla morte di Dion, quelle registrazioni sono divenute materiale di studio per gli scienziati della Harvard Medical School, che sperano di capire, analizzandole, perché si parla nel sonno, e se quei monologhi abbiano a che fare con il contenuto dei sogni stessi.

Dion McGregor (sulla destra) con un amico a New York. © Peter De Rome/British Film Institute

Benché il 14% delle persone parli regolarmente nel sonno, questi discorsi comprendono di solito solo poche frasi spezzate o senza senso.

I sonniloqui di McGregor, al contrario, erano estremamente dettagliati, esposti in una forma a tratti letteraria, con trame univoche e coerenti e personaggi grotteschi degni di una sceneggiatura cinematografica.

Ascoltatelo mentre racconta di una "roulette russa" del cibo in cui è stato inserito un pasticcino avvelenato, mentre un personaggio femminile - una tale "Lazy Susan" - viene invitata a girare la ruota con una voce degna di un maniaco:

Calato nella parte. Dion poteva inserire, nei suoi racconti, un'ampia varietà di accenti (lo potete ascoltare nel brano qui sotto); rispettava perfettamente i tempi comici, e nonostante i toni macabri di molti dei monologhi, sapeva far emergere, nel modo in cui delineava i personaggi, uno humor nero che avrebbe fatto invidia a uno scrittore di racconti.

Nessun inganno. Tutto vero, o una finzione accuratamente studiata? Dai riscontri dei ricercatori di Harvard e di uno psichiatra interpellato prima dell'uscita dell'album sembrerebbe materiale autentico. Difficile pensare che Dion in quei momenti recitasse, anche se a distanza di anni non lo si può escludere del tutto.

Racconti "solidi". Assumendo che i sonniloqui di McGregor siano veri, che cosa si può ricavare dallo studio di questo prezioso materiale? Confrontando il contenuto di 294 sogni di Dion con quello dei bizzarri sogni di altri uomini della stessa epoca ed età, Deirdre Barrett - a capo del team di Harvard - ha notato che i racconti dell'uomo apparivano meno bizzarri, con meno contraddizioni e assurdità rispetto al sogno "medio".

I sonniloqui di McGregor contenevano anche meno riferimenti al sesso, meno aggressività o sensazioni di amicizia dei sogni altrui, ma più negatività e più personaggi femminili rispetto ai sogni di altri uomini. Barrett ha proposto due spiegazioni per l'apparente "normalità" di questi monologhi.

Un esempio di studio sul sonno in laboratorio. © DANIELE DAINELLI/CONTRASTO

Stadio ibrido. La prima è che i racconti notturni di Dion avvenissero in una fase intermedia tra la fase REM - lo stadio del sonno in cui normalmente avvengono i sogni - e la veglia. Questa ipotesi è supportata da evidenze scientifiche che dimostrano che i pattern di onde cerebrali tipici della fase REM sono un po' diversi da quelli attivi durante i sonniloqui, che presentano una maggiore attività della corteccia motoria (un'area normalmente a riposo durante il sonno).

In un'intervista, McGregor aveva in effetti raccontato che alcuni scienziati avevano riscontrato un'attivazione cerebrale "mista" - con caratteristiche sia del sonno, sia della veglia - nel corso dei suoi monologhi: ma non ci sono prove documentali di questo esame.

Mai banale. La seconda ipotesi è che i racconti di Dion non corrispondano a quelli di altri uomini perché McGregor stesso era un personaggio non convenzionale: un intellettuale arguto, colto, divertente, gay, ben inserito nell'industria del divertimento, che aveva fatto delle parole il proprio mestiere. Difficile scindere i tratti marcati della sua personalità dai racconti delle sue avventure oniriche.

Ecco perché Barrett ha in programma di raccogliere, con un'apposita app per smartphone, i contenuti dei sonniloqui di altri uomini: confrontandoli nuovamente con quelli di Dion, spera di capire se queste caratteristiche fossero uniche dei monologhi del paroliere, o se ricorrono anche in altri sognatori.

6 aprile 2016 Elisabetta Intini
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