Psicologia

Gli uomini che parlano cinguettando

Decine di popolazioni nel mondo comunicano attraverso fischi: non segnalazioni casuali ma linguaggi veri e propri, che veicolano significati complessi e che potrebbero avvicinarsi alle prime forme di scambio vocale della storia dell'uomo.

Alle pendici dell'Himalaya, i canti degli uccelli si mescolano, di tanto in tanto, con fischi di altra natura: sono quelli emessi dai ragazzi di etnia Hmong impegnati a corteggiare le coetanee.

Non immaginatevi però i suoni che alle nostre latitudini fanno voltare per strada le belle ragazze. Quello dei giovani Hmong è un vero e proprio codice di comunicazione segreto per veicolare poesie e messaggi d'amore: se la ragazza è interessata risponderà fischiando a sua volta, con un linguaggio che permette di flirtare a distanza senza rivelare ad altri l'identità della coppia.

Più diffusi del previsto. Si tratta di un caso raro, ma meno unico di quanto si pensi. Come sottolinea un articolo su BBC sono circa 70 le popolazioni finora identificate che si esprimono attraverso i fischi, affidando a questa forma di comunicazione la complessità di una lingua fatta e finita. Julien Meyer, linguista dell'Università di Grenoble, si è occupato di rintracciarli e studiarli da vicino: un lavoro che rivela molto su come il cervello interpreta suoni e parole, e che potrebbe spiegare come gli esseri umani comunicavano in origine.

Una famiglia Hmong: la lingua dei fischi è ancora diffusa presso alcuni rappresentanti di questo gruppo etnico. © Shutterstock

Pochi fraintendimenti. I fischi viaggiano più lontano della lingua parlata. In un ambiente aperto, possono essere uditi e intesi anche a 8 km di distanza. Ecco perché i linguaggi dei fischi si trovano spesso tra le isolate comunità di pastori di montagna: sono il metodo perfetto per trasmettere informazioni fino a valle. A La Gomera, una delle isole Canarie, esiste una popolazione di "fischiatori" molto studiata, che con i fischi elabora frasi dalle complesse regole sintattiche. La lingua si chiama Silbo Gomero ed è è talmente simile ai canti degli uccelli, che i merli hanno imparato ad imitarla (per approfondire).

Passepartout linguistico. Ma i fischi riescono anche a penetrare nel fitto fogliame delle foreste e a sovrastare il rumore del mare, senza per questo spaventare le prede: se ne servono per esempio gli Inuit dello Stretto di Bering quando vanno a caccia nell'oceano.

In quanto "criptici" sono stati usati più volte in tempo di guerra: le popolazioni berbere della catena dell'Atlante (in Africa nord-occidentale) si passavano fischiando informazioni durante la resistenza contro i coloni francesi. Gli antichi testi cinesi raccontano di popolazioni che fischiavano versi taoisti, in una particolare forma di meditazione (nel sud della Cina esistono ancora diverse comunità di fischiatori). Altre forme di comunicazione simili sono state trovate in Turchia, Messico, Grecia, Etiopia.

I fischi si odono a grande distanza: ecco perché spesso sono usati, anche in forma complessa, dalle comunità di pastori. © Shutterstock

Come interpretarli. Ma come fanno i fischi a veicolare frasi di senso compiuto? Principalmente attraverso due strategie.

Nelle lingue tonali diffuse in Asia, in cui una diversa inflessione data a una stessa sillaba ne può cambiare completamente il significato, i fischi seguono le melodie che si trasmetterebbero in una frase parlata.

In quelle non tonali, essi imitano i cambiamenti di suono veicolati dalle diverse vocali, mentre per le consonanti ci si affida all'intensità con cui quel fischio viene emesso. Provate ad ascoltare questa frase in Silbo Gomero (la lingua dei pastori di La Gomera). Recita: En todo el mundo hay hombres que hablan silbando ("In tutto il mondo ci sono uomini che parlano fischiettando"). Se ve la immaginate pronunciata, riuscirete a decifrare le varie parole.

Tappabuchi. Il cervello coglie questi significati e ricostruisce i tasselli mancanti, un po' come facciamo quando cerchiamo di capire una frase in una stanza affollata, o proviamo a ricostruire una confidenza bisbigliata all'orecchio. Secondo Meyer, i fluenti fischiatori comprendono le frasi fischiate con una accuratezza che raggiunge il 90%.

Lavoro in tandem. Ma c'è di più: chi si esprime con questo linguaggio, quando ascolta due sillabe fischiate con entrambe le orecchie contemporaneamente, riesce a distinguerle con uguale facilità. Significa che entrambi gli emisferi cerebrali collaborano per cercare di cogliere il senso di ciò che si sente - mentre tradizionalmente, la processazione del linguaggio è attribuita all'emisfero sinistro.

Ciò significa non solo che il cervello umano è eccezionalmente adattabile, ma anche che in caso di danno all'emisfero sinistro, si potrebbe imparare a comunicare ugualmente riorganizzando i compiti, anche - perché no - con forme diverse di comunicazione come la lingua dei fischi.

Musica per le tue orecchie. Lo studio di queste lingue al limite tra parlato e cantato dà anche ragione del legame tra musica e linguaggio. L'emisfero destro, cruciale per comprendere il linguaggio dei fischi, è particolarmente coinvolto nell'elaborazione di ritmo e melodie: si comprende allora perché, per esempio, l'educazione musicale sembri aiutare l'alfabetizzazione infantile.

I primi scambi: cantati. Infine, la lingua dei fischi sembra avere radici molto antiche. Poiché musica e linguaggio richiedono entrambi capacità di articolazione e di imitare gli altri, nonché comprensione della comunicazione simbolica, è possibile siano nati con uno scopo comune.

Charles Darwin parlava di protolinguaggio musicale: in base a questa teoria, l'uomo avrebbe iniziato a cantare prima di parlare, forse con vocalizzi finalizzati al corteggiamento. Con questa pratica spaventava i rivali, si metteva in mostra e saldava legami sociali: nel frattempo, sviluppò una padronanza sempre maggiore delle corde vocali.

Viaggio nel tempo. Se questa teoria fosse valida, il linguaggio dei fischi potrebbe essere considerato una forma di protolinguaggio.

Udire gli scambi vocali degli Hmong o di altri fischiatori potrebbe essere l'esperienza più vicina possibile a sentire comunicare i nostri progenitori.

31 maggio 2017 Elisabetta Intini
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