La lingua madre, quella che impariamo alla nascita, si sedimenta nel cervello in un modo del tutto diverso rispetto alle lingue imparate successivamente. Lo dimostra uno studio che per la prima volta indaga su che cosa avviene nel cervello quando leggiamo nella nostra lingua. (Andrea Porta, 18 aprile 2008)
Le lingue straniere? Potete anche impararle alla perfezione, ma non le parlerete mai come quella che avete ascoltato alla nascita. È più o meno questa la conclusione di uno studio coordinato da Alice Mado Proverbio, del laboratorio di elettrofisiologia cognitiva del dipartimento di psicologia dell'Università di Milano-Bicocca. Nel corso di uno studio su 15 interpreti simultanei italiani di elevata professionalità, la cui padronanza della lingua inglese è praticamente indistinguibile da quella dell'italiano, la ricercatrice ha individuato alcune componenti dell'attività elettrica del cervello che permettono di capire se un soggetto intento alla lettura di un testo è madrelingua oppure no.
Reazioni diverse. Dallo studio emerge infatti che una specifica onda elettrica (definita N170), attivata dalla regione visiva sinistra del cervello durante la lettura silenziosa, segnala se il soggetto è alle prese con la lingua che ha imparato a parlare da bambino oppure con una lingua imparata successivamente. Secondo gli scienziati, la differente reazione del cervello dipende dal fatto che l'apprendimento della lingua nativa si verifica contemporaneamente all'acquisizione delle conoscenze concettuali e delle esperienze corporee e sensoriali.
APPRENDIMENTO EMOTIVO
«Ad esempio», spiega Proverbio, «un bimbo impara che un "coltello" è lungo, affilato, lucente, freddo, appuntito... sono le informazioni sensoriali apprese toccando e guardando; che solo gli adulti lo possono maneggiare (informazioni normative); che è pericoloso e può fare male (valenza emotiva)». Pertanto, se l'apprendimento della traduzione della parola in un'altra lingua avviene dopo la formazione delle conoscenze sul mondo, cioè dopo i cinque anni circa, il termine non entrerà a far parte del substrato profondo della memoria, perché sarà stato acquisito esclusivamente come informazione fonetica (cioè uditiva) e ortografica.
Madrelingua in tribunale. Le possibilità offerte dallo studio sono numerose e interessanti. Una su tutte, quella legale: capire la lingua madre di un soggetto posto di fronte a un testo scritto potrebbe rivelarsi utile, per esempio, nell'identificazione della nazionalità di persone reticenti, soggette ad amnesie, in stato confusionale, sordomute o affette da gravi forme degenerative cerebrali.