Uno studio americano dà ragione al luogo comune: facciamo shopping nel tentativo di scacciare tristezza e umore nero. Ma non è una soluzione, anzi. (Andrea Porta, 17 aprile 2008)
Se vi sentite tristi o siete in una giornata "un po' così", evitate di consolarvi andando a fare shopping in centro: potreste trovarvi col portafoglio vuoto. Una ricerca ha mostrato infatti che l'opinione comune secondo cui lo shopping è un'attività antidepressiva ha qualche fondamento. Cynthia Cryder, della Carnegie Mellon University (Pittsburgh, Usa), ha condotto una ricerca su due gruppi di persone di età compresa tra i 18 e i 30 anni. Al primo gruppo è stato mostrato un cortometraggio particolarmente triste, al secondo un filmato neutro. Coinvolti poi in simulazioni di acquisti, i soggetti hanno mostrato comportamenti decisamente diversi: chi aveva visto il "film triste" era disposto a spendere anche il triplo per acquistare uno stesso prodotto rispetto a chi aveva assistito all'altra proiezione.
Egoismo e tristezza. I risultati sono stati successivamente incrociati con un altro fattore: la tendenza ad assumere atteggiamenti egocentrici ed egoistici, misurata contando la ricorrenza di parole come "io", "me", "mio" eccetera all'interno di testi che i soggetti dovevano scrivere nel corso dell'esperimento. Secondo la ricercatrice la tendenza all'infelicità e al ripiegamento su noi stessi sono fattori decisivi: ci spingerebbero infatti a svalutare noi stessi e ciò che possediamo, e a indurci alle spese più folli nel tentativo di migliorarci. E, secondo la Cryder, questa risposta emotiva non riguarda solo il guardaroba o i gioielli: anche gli investimenti, o spese ancora più consistenti, possono risentire del nostro umore.