Psicologia

La tortura funziona?

No è inutile: non consente di ottenere la verità.

In passato i critici della tortura hanno evidenziato le motivazioni morali per osteggiarla, ma presumevano che la tortura funzionasse benissimo. Sbagliavano.

«La tortura non è un sistema efficace per la raccolta di informazioni» spiega Roger Koppl, docente di economia alla Feirleight Dickinson University di Madison, New Jersey (Usa).

Ignoranti. «Il perché è presto detto: i torturatori non sanno qual è la verità e non sono in grado di riconoscerla quando viene detta, perciò non sono in grado di promettere che smetteranno di torturare quando l’hanno ottenuta, perché il torturatore non sa neppure se è tutta la verità e tortura per ottenerne di più. Le vittime lo sanno e quindi o inventano una verità per cercare di interrompere le torture, o nascondono la verità perché rivelarla è inutile». Koppl è giunto a questa conclusione in uno studio pubblicato sulla rivista Episteme.

«La tortura» spiega «è uno strumento inadeguato a ottenere informazioni. Perché non agisce in condizioni reali. Ci sono situazioni in cui è efficace, ma sono rare; nella maggior parte dei casi è inutile».

Le conferme degli aguzzini. Anche le torture più raffinate e terribili, come quella dell'acqua (o waterboarding) non sembrano funzionare. Secondo le dichiarazioni di Bob Baer, un ex funzionario della CIA, le informazioni ottenute mediante la tortura dell'acqua non sarebbero affidabili: produrebbero false confessioni. Secondo Baer, il waterboarding è «una cattiva tecnica di interrogatorio. Intendo dire che se la tortura è sufficientemente cattiva, è possibile far confessare qualsiasi cosa a chiunque».

Che cos'è il waterboarding? La tecnica della tortura dell'acqua, definita nel 2005 dal precedente direttore della CIA Porter J. Goss come una "tecnica di interrogatorio professionale", viene così descritta dalla giornalista Julia Layton:

«Il waterboarding, com'è normalmente descritto, prevede che la persona sia legata ad un'asse inclinata, con i piedi in alto e la testa in basso. Coloro che svolgono l'interrogatorio bloccano le braccia e le gambe alla persona in modo che non possa assolutamente muoversi, e le coprono la faccia. In alcune descrizioni, la persona è imbavagliata e qualche tipo di tessuto ne copre il naso e la bocca; in altre, la faccia è avvolta nel cellophane. A questo punto, colui che svolge l'interrogatorio a più riprese vuota dell'acqua sulla faccia della persona. A seconda del tipo di preparazione, l'acqua può entrare effettivamente nelle vie aeree oppure no; l'esperienza fisica di trovarsi sotto un'onda d'acqua sembra essere secondaria rispetto all'effetto psicologico. La mente crede di stare per affogare.»

17 luglio 2014
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