Diversi studi collegano la timidezza alle strategie evolutive, l’ipotesi più suggestiva è però quella di Jerome Kagan, uno dei pionieri della psicologia dello sviluppo. Secondo lo studioso statunitense, la timidezza sarebbe “l’effetto collaterale” di un adattamento dell’uomo primitivo al freddo delle regioni del Nord Europa.
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Mutazioni genetiche
Per l’Homo sapiens, proveniente dall’Africa, l’evoluzione avrebbe escogitato una serie di mutazioni per aumentare la funzionalità del sistema nervoso simpatico, che regola la temperatura ma anche reattività cardiaca, pressione, respirazione. Un incremento della norepinefrina centrale (un neurotrasmettitore) potrebbe avere alzato la reattività dei sistemi limbici, che fanno reagire il corpo e la mente umani agli eventi non familiari.
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Rossore vichingo
Questo spiegherebbe perché i nordici sono più adatti a sopportare il freddo ma anche solitamente più timidi e introversi dei popoli mediterranei. A supporto di questa tesi ci potrebbero essere anche i dati riportati nel libro La timidezza (ed. il Mulino) di Giovanna Axia: il 60% dei bambini timidi ha gli occhi azzurri, e nella stessa percentuale sono i bambini estroversi con gli occhi scuri.
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