Psicologia

La stimolazione cerebrale facilita l'apprendimento nei macachi

Una sollecitazione non invasiva della corteccia rende più veloce del 40% l'associazione di ricordi nelle scimmie: i risultati di uno studio internazionale finanziato dalla DARPA.

Uno studio internazionale finanziato dalla DARPA (l'agenzia per i progetti di ricerca avanzata per la difesa degli Stati Uniti) ha dimostrato che una tecnica economica e non invasiva di stimolazione cerebrale migliora, nei macachi, la facilità di apprendimento.

La ricerca pubblicata su Current Biology si inserisce in una scia di lavori sulla stimolazione elettrica diretta transcranica (tDCS), una tecnica che consiste nel sollecitare alcune aree cerebrali applicando una debole corrente elettrica sul cuoio capelluto attraverso elettrodi. Il fatto che allo studio partecipi la DARPA non è casuale: già in passato sono state indagate le potenzialità della tecnica nel migliorare attenzione, memoria e concentrazione nei militari.

I test. Questa volta un team degli HRL Laboratories, in California, della McGill University di Montreal in Canada e della Soterix Medical di New York ha cercato di quantificare i miglioramenti dovuti alla tDCS sui macachi. Le scimmie sono state sottoposte a sessioni non invasive di stimolazione elettrica della corteccia prefrontale, e quindi a test in cui dovevano associare stimoli visivi a un luogo per ottenere una ricompensa.

La corteccia prefrontale «è un'area che controlla molte funzioni esecutive, come la capacità decisionale, il controllo cognitivo e la rievocazione di ricordi contestuali. È connessa a quasi tutte le altre aree corticali del cervello, e stimolarla ha effetti diffusi», spiega Praveen Pilly, uno dei ricercatori.

Più rapidi. I macachi sottoposti a stimolazione hanno ottenuto risultati molto più rapidamente delle scimmie del gruppo di controllo. Al primo gruppo sono serviti 12 tentativi per imparare come accedere alla ricompensa in modo immediato, al secondo ce ne sono voluti 21.

Secondo i ricercatori, la tDCS è stata responsabile del 40% del miglioramento nella velocità di apprendimento. A fare la differenza sarebbe la possibilità di modulare la connettività tra aree cerebrali, più della velocità di attivazione dei neuroni, che non viene alterata dalla tDCS.

Controversa. I risultati sono promettenti per i settori in cui si richiedono grandi capacità di apprendimento, ma allo stesso tempo aprono a scenari inquietanti: ai militari potrebbero essere imposti questi trattamenti per migliorare le performance o per svolgere mansioni più stressanti del dovuto.

6 novembre 2017 Elisabetta Intini
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