Psicologia

La scienza della fila

Numerosi studi e ricerche dimostrano che accorciare le file, o almeno renderle più efficienti, è possibile. Ma anche che saltare la fila può essere tollerato (a vostro rischio e pericolo).
 

Adrian Furnham è professore di psicologia all'University College di Londra, ed è uno dei massimi esperti mondiali di... file, ossia dei comportamenti messi in atto dagli umani quando sono costretti a stare in coda.

Perché fai la fila? Nel suo ultimo lavoro Furnham spiega che le file sono governate dalla regola del sei: le persone sono cioè poco propense a fare file con più di sei persone e si spazientiscono, mediamente, dopo 6 minuti di attesa.

Lo stesso accademico conferma comunque che la propensione all’attesa dipende da ciò che ci aspetta alla fine della coda: se la ricompensa è riuscire a conquistare il biglietto per un concerto della nostra rockstar preferita saremo probabilmente più stimolati ad investire il nostro tempo senza troppe insofferenze.

Cina, l'arte della folla: scene di gruppo dallo stato più popoloso del mondo. © REUTERS/China Daily

La fila no... Secondo Furnham la sempre più scarsa sopportazione per le file è una conseguenza della nostra vita frenetica, super organizzata e scandita da tempi precisi. La tecnologia ci ha infatti reso indipendenti in molti ambiti: la coda in banca o quella in negozio per arrivare alla cassa sono ormai quasi solo un ricordo.

Per questo motivo siamo sempre meno disposti a metterci in fila e aspettare il nostro turno. Anche quando non ne possiamo fare a meno.

Le regole della coda perfetta. Furnham dà comunque cinque consigli pratici per una corretta ed efficiente gestione delle file.

1: meglio la serpentina. Anche in presenza di più casse o più sportelli è preferibile accodarsi in un’unica fila: appena una postazione si libera, sarà occupata dal primo in coda. Rispetto al sistema tradizionale (una fila per sportello) si evita lo stress di vedersi superare dalla coda a fianco e così si garantisce alle persone di essere servite nell’esatto ordine in cui sono arrivate.

2: distraetevi. Il consiglio di trovare qualcosa da fare per trascorrere il tempo durante l’attesa sembra banale, ma per alcune realtà è parte integrante del business e dell’offerta ai clienti. Nei grandi parchi di divertimento, per esempio, le persone devono sorbirsi code di 30 minuti o più per un giro in giostra che ne dura meno di 10. Ecco perché queste aziende si sono specializzate nel trasformare l’attesa in parte integrante dell’esperienza, con animazioni e altre attività dedicate all’intrattenimento del pubblico.

I pigri hanno ragione (e la scienza lo conferma): camminare o correre sulle scale mobili non è efficiente. Milioni di milanesi si sono sbagliati per anni? © Ziggy Creative Colony / Flickr

3: guarda indietro. Secondo gli studi, il numero di persone in fila dietro di noi influisce sulla percezione di velocità della fila più di quanto influisca il numero di persone che ci predece. Sembra paradossale, ma se dietro di noi c’è un gran quantità di persone in attesa, il nostro cervello ci inganna pensando “ok, siamo oltre metà fila, il peggio è passato, mi conviene aspettare”.



4: usate tutta la scala mobile. A Londra, ma anche a Milano, vige la regola non scritta che la corsia di sinistra delle scale mobili sia riservata a quelli che hanno fretta e che possono così salire gli scalini più velocemente. Numeri alla mano questa soluzione è però poco efficiente, perché quando la corsia di sorpasso non viene utilizzata la scala mobile funziona, di fatto, alla metà della sua capacità. Senza parlare del tempo perso in scontri e inutili discussioni tra imbruttiti e posapiano.

5: provate con la faccia tosta. Uno studio sociologico degli anni ‘80 ha dimostrato che le persone in fila sono molto più pazienti di quel che a prima vista si potrebbe pensare. Il prof. Stanley Milgram ha mandato i suoi studenti a scavalcare file in diversi esercizi di New York: banche, uffici postali, negozi. Se qualcuno protestava, i ragazzi se ne andavano senza ulteriori discussioni. Gli studenti hanno bollato l’attività come estremamente stressante, anche se solo il 10% delle persone in fila si è dimostrata intollerante verso il furbetto.

15 aprile 2017 Rebecca Mantovani
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