Psicologia

La scienza dei sogni un secolo dopo Freud

Con un secolo di ritardo sono state confermate sperimentalmente, almeno in parte, le teorie di Freud sui sogni e sul loro rapporto con il nostro inconscio. 

Che cosa sono i sogni? Perchè sogniamo? Psichiatri, psicologi e neurologi hanno elaborato diverse teorie che spiegano l’origine e lo scopo dell’attività onirica: secondo alcuni ci aiutano a consolidare i ricordi, secondo altri sono indispensabili per elaborare emozioni e paure.

Ma negli ultimi decenni una serie di studi ed esperimenti ha riportato alla ribalta, almeno in parte, le conclusioni alle quali era giunto Freud tra la fine dell'800 e l’inizio del '900 e che sono poi state accantonate nel corso del XX secolo alla luce delle nuove ricerche: secondo queste teorie i sogni sarebbero pensieri che il nostro inconscio cerca di ignorare durante il giorno e che di notte tornano a galla.

Cancellare i pensieri. Il primo di questi studi risale al 2004 ed è stato condotto ad Harvard da Daniel Wegner, il quale aveva notato come un pensiero che cerchiamo forzatamente di ignorare continui ad affiorare nella nostra mente.

Secondo Wegner questo fenomeno è il risultato di due processi cerebrali opposti e contemporanei: uno che cerca attivamente di sopprimere il pensiero o il ricordo e l’altro che verifica lo stato della rimozione. Cancellare un pensiero è un processo complesso e può avvenire solo quando questi due meccanismi lavorano insieme e in armonia.

Wegner ipotizza che questi processi possano non funzionare correttamente durante la fase REM del sonno, perché in quei momenti le parti del cervello coinvolte nella soppressione dei ricordi sono disattivate. E dato che gran parte dei sogni avviene proprio in questa fase, Wegner ipotizza che siano originati dai pensieri la cui soppressione non è riuscita.


Errori di cancellazione. Lo scienziato ha messo alla prova questa teoria con l’aiuto di alcuni volontari. Ha chiesto ai partecipanti di scegliere una persona tra le loro conoscenze e di dedicare 5 minuti, prima di andare a letto, a scrivere dei pensieri. Ad alcuni è stato detto di scrivere senza pensare in alcun modo alla persona scelta, mentre ad altri è stato chiesto di tenerla al centro dell’elaborazione. Ad un gruppo di controllo non è stata data alcuna indicazione.

Il mattino dopo è stato chiesto a tutti di registrare per iscritto i sogni della notte che riuscivano a ricordare. Il risultato è stato eclatante:i volontari ai quali era stato detto esplicitamente di sopprimere il pensiero relativo al loro conoscente hanno sognato quella persona molto più di tutti gli altri.

Cattivi pensieri & brutti sogni. Negli ultimi anni queste teorie sono state ulteriormente approfondite e oggi sappiamo che questa sorta di “effetto rimbalzo” dei sogni è molto più frequente nelle persone più propense alla soppressione dei pensieri. E in queste persone i sogni relativi ai pensieri che si vogliono eliminare tendono ad assumere tinte più fosche.

Tra l’altro questo processo sembra legato a una peggiore qualità del sonno, alti livelli di stress, ansia e depressione.



Freud aveva ragione. L’analisi dei sogni può dunque essere un ottimo indicatore di ciò che ci causa problemi nella vita reale ma del quale tendiamo a non avere la percezione. Le teorie di Freud sembrano quindi in parte confermate.

Così come è stato verificato sperimentalmente che nella fase REM del sonno i sogni sono ricchi di interazioni aggressive, che Freud avrebbe spiegato come impulsi repressi durante la giornata.

Ovviamente non tutte le teorie di Freud possono essere provate sperimentalmente, ma sembra confermato che i sogni siano una strada privilegiata per accedere al nostro inconscio.

23 luglio 2016 Rebecca Mantovani
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