Esiste un collegamento tra schizofrenia e perdita di connessioni tra cellule cerebrali: lo si ipotizza dagli anni '80, ma lo si era finora potuto osservare soltanto in analisi post-mortem. Ora un gruppo di neuroscienziati britannici lo ha confermato per la prima volta su pazienti in vita, grazie a un'innovativa tecnica di imaging cerebrale. La scoperta è stata pubblicata su Nature Communications.
Aspetti meno conosciuti. Da tempo si ipotizza che la perdita di sinapsi - le connessioni tra neuroni - possa essere all'origine di un ampio spettro di debilitanti deficit cognitivi associati alla schizofrenia. Di questa malattia si menzionano (e si curano) più spesso i sintomi psicotici come deliri, allucinazioni o alterazioni del flusso di pensiero; tuttavia, la schizofrenia è a lungo termine associata anche a perdita della memoria e della capacità di pianificazione. Disturbi per i quali non esiste un trattamento vero e proprio e che sarebbero collegati proprio alla riduzione di connettività cerebrale.
La prova che mancava. I neuroscienziati del MRC London Institute of Medical Sciences, dell'Imperial College London e del King's College London si sono concentrati su una proteina presente a livello delle sinapsi, la SV2A, considerata un valido marcatore della densità globale di connessioni cerebrali. Hanno trovato un nuovo tracciante che si lega alla SV2A, e l'hanno somministrato a 18 adulti con schizofrenia e 18 soggetti di controllo, che sono stati sottoposti a tomografia a emissione di positroni (PET). Questa tecnica di imaging permette di valutare il metabolismo e le funzionalità di un cervello attivo.
I livelli della proteina sono risultati assai più bassi nel cervello di pazienti con schizofrenia, specialmente nelle aree frontali coinvolte nei compiti di pianificazione. Secondo i ricercatori, la scoperta potrebbe aprire la strada a nuovi trattamenti per i disturbi cronici associati alla malattia. Studiando le differenti distribuzioni di sinapsi tra persone sane o colpite da schizofrenia si potrà comprendere meglio come la complessa rete di snodi comunicativi nel cervello sia alterata da questo disturbo psichiatrico.