Psicologia

La maledizione della super memoria

Viaggio nel cervello delle persone che non riescono a dimenticare, anche a distanza di anni: ecco come vivono i pazienti con sindrome ipermnestica, imprigionati da una memoria di ferro.

Prendete una data a caso degli ultimi 15 anni e Nima Veiseh, un giovane artista e ricercatore statunitense, racconterà quel giorno come fosse ieri: vi dirà com'era vestito, che cosa ha mangiato a pranzo, com'era il meteo e da quale lato del treno era seduto mentre andava al lavoro.

Veiseh soffre di sindrome ipermnestica (dal greco mnéme, memoria): ricorda con precisione assoluta quasi ogni singolo evento della sua vita, come se al posto del cervello avesse una videocamera sempre accesa.

Chi è affetto da questa condizione - poche decine di persone al mondo - sembra incapace di dimenticare, e abbandonare i ricordi al normale processo di oblio che riguarda gli aspetti meno rilevanti della vita.

Umano, come noi. La memoria di Veiseh non funziona in maniera diversa dalla nostra. Nima non ha subito danni cerebrali, o particolari traumi. Anche la sua capacità di ricordare, come la nostra, è talvolta incline a falsi ricordi; e può capitare che, se riesce a rievocare con minuzia di particolari gli eventi del 13 febbraio 2003, non sappia ripetere un nome che ha sentito 5 minuti fa. Che cosa lo rende, allora, impermeabile all'oblio?

La scoperta. Dopo anni di studio i neuropsicologi stanno iniziando a capirci qualcosa. Il primo caso descritto di sindrome ipermnestica è stato quello di Jill Price, una donna statunitense di 49 anni. Nei primi anni 2000, Jill contattò via mail il neurobiologo ed esperto di memoria Jim McGaugh sostenendo di ricordare perfettamente ogni singola cosa accadutale dall'età di 12 anni. I test che seguirono confermarono le sue affermazioni.

Una memoria prodigiosa. Jill aveva anche tenuto un diario in cui annotava minuziosamente ogni dettaglio delle sue giornate, e questo è servito a verificare il suo racconto. La donna ricordava ogni singola data in cui è caduta la Pasqua dal 1980 a oggi; sapeva che la sera del 19 ottobre 1979 aveva mangiato una zuppa; e a distanza di tempo elencò con esattezza tutte le date degli appuntamenti che aveva avuto con McGaugh in laboratorio.

Quanto è bene ricordare tutto? © Firefly Productions/CORBIS

La storia di Jill Price fu ripresa da giornali e documentari: con il tempo, qualche decina di persone contattò McGaugh e colleghi, che inziarono a compiere studi scientifici su questa condizione.

Autocentrati. Innanzi tutto, si notò che l'unico tipo di memoria che appare eccezionale in queste persone è quella autobiografica. Se sottoposte a una lista di parole, non ottengono performance di rievocazione migliori di quelle di chiunque altro.

La differenza con "la norma" arriva a pochi mesi dall'episodio da ricordare: se di solito una vicenda assume, con il tempo, contorni sempre più sfocati (per il sopraggiungere di nuovi e più recenti ricordi) in chi è affetto da sindrome ipermnestica la rievocazione rimane fresca e piena di particolari.

Nessuna differenza anatomica. Il segreto è dunque nel modo in cui l'informazione è trattenuta. Ma gli esami di imaging cerebrale a cui queste persone sono state sottoposte non hanno mostrato nessuna peculiarità nel loro cervello. Fa eccezione un tratto ricorrente, ossia una rete più intensa di connessioni cerebrali tra i lobi frontali (coinvolti nel pensiero analitico) e l'ippocampo, una struttura fondamentale nella codifica dei ricordi. Tuttavia potrebbe trattarsi di una conseguenza, e non della causa, della sindrome ipermnestica.

Due caratteristiche comuni. Lawrence Patihis (ora all'Università del Sud Mississippi) ha però trovato un dato interessante. Analizzando 20 soggetti incapaci di dimenticare, ha riscontrato punteggi particolarmente alti in due valori: disposizione alla fantasia (fantasy proneness) e capacità di assorbimento o di immersione attentiva (absorption).

La prima è la tendenza a immaginare e sognare ad occhi aperti, la seconda è la capacità di immergersi completamente in un'attività vivendone a fondo ogni sensazione.

Sinestesici? Spesso i pazienti ipermnesici sono molto più sensibili a suoni, odori e dettagli visivi, particolari che si legano ai ricordi rendendoli indelebili. La capacità di assorbimento getta le basi per ricordi duraturi e dettagliati; la disposizione alla fantasia fa in modo che le esperienze vengano continuamente rivissute, giorno dopo giorno, mese dopo mese. Ogni volta che il ricordo viene "ripercorso", si fa più solido.

Tempus fugit. Naturalmente non tutti coloro che sognano ad occhi aperti soffrono di sindrome ipermnestica. Per Patihis, queste persone, durante l'infanzia, hanno vissuto qualche esperienza che li ha obbligati a pensare insistentemente al proprio passato; molti hanno un rapporto quasi ossessivo con calendari, diari, ritagli di giornale, fotografie e articoli d'epoca, che accumulano e riordinano in continuazione (con tratti che ricordano i comportamenti ossessivo-compulsivi).

Ma è un bene? Le persone con sindrome ipermnestica ammettono che, in alcuni casi, questa condizione comporta dei vantaggi. Veiseh, per esempio, ha viaggiato per tutto il mondo per partecipare a competizioni internazionali di taekwondo e, nel tempo libero, ha visitato decine di gallerie d'arte. Ora ricorda nel dettaglio tutti i particolari e la disposizione delle opere viste, e questo lo avvantaggia nell'attività artistica.

condannati a ricordare. L'altra faccia della medaglia è meno piacevole. Dai ricordi non se ne vanno nemmeno le sensazioni di imbarazzo legate a una figuraccia o a una sconfitta lavorativa, il dolore per essere stati lasciati da un partner, le ombre di un funerale o della malattia di un parente. Riemergono costantemente, sotto forma di dolorosi flashback. Talvolta, il tempo che passa e la capacità di dimenticare sono una vera benedizione.

8 novembre 2017 Elisabetta Intini
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