La morte di una persona ci tocca molto di più di quella di centinaia di persone. È quanto ha dimostrato Paul Slovic, ricercatore dell'Università dell'Oregon (Usa). Con la ricerca, infatti, ha scoperto che la sensibilità emotiva di ciascuno non “scatta” (o meglio scatta in forma minore) di fronte a numerosi morti, causati da stragi e genocidi.
Slovic ha mostrato ad alcuni volontari tre immagini: un bambino africano malnutrito, una bambina anch'essa denutrita e una terza foto che li rappresentava insieme.
Alla richiesta di donazioni, il ricercatore ha notato reazioni diverse, in base alle foto visionate dai volontari.
Mentre quelli che avevano visto uno dei due bambini presi singolarmente erano più compassionevoli e pronti a mettere mano al portafoglio, coloro che avevano visto la foto dove i piccoli erano insieme, erano meno propensi a dare un aiuto.
«Ciò potrebbe dimostrare che la nostra capacità di provare empatia - afferma Slovic - è limitata a un singolo soggetto. Proviamo molta compassione per una sola vittima, ma il fatto che in una strage muoiano 87 o 88 persone sembra colpirci molto meno».