E se internet invece di renderci liberi e informati, ci rendesse gregari e creduloni? Se lo sono chiesti alcuni psicologi dell'Università di Copenaghen, a margine di uno studio pubblicato sulla rivista Metaphilosophy.
Per capire quello che sembra un paradosso, bisogna a fare un passo indietro al 2008, quando uscì nelle sale il film Sex and the city, sequel della popolare serie tv prodotta dalla HBO. Se avete avuto occasione di vederlo, ricorderete che ne è protagonista sottotraccia un libro intitolato Lettere d'amore di grandi uomini. E' dalle sue pagine che il protagonista maschile della storia trae l'ispirazione per riprendersi l'amore perduto. Visto il successo del film al botteghino, migliaia di persone hanno in seguito cercato quel libro su Amazon per acquistarlo, senza sapere che in realtà non era mai stato pubblicato. Esisteva invece un vecchio libro dal titolo simile ma dai contenuti diversi: Lettere d'amore di grandi uomini e donne. Ma ai fan del film è bastato vederselo piazzato da Amazon nel merchandising di Sex and the city, per acquistarlo senza pensarci due volte. Soprattutto dopo aver visto che altri facevano lo stesso.
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"Questo meccanismo è noto come cascata informazionale - spiega Vincent Hendricks, professore di filosofia all'Università di Copenaghen. "Avviene quando individui razionali basano le loro decisioni non solo sulle informazioni in loro possesso, ma sul comportamento di chi li ha preceduti. Online tutto ciò può avere proporzioni giganti".
Ma se acquistare il libro sbagliato non ha conseguenze serie, le cose cambiano quando seguiamo acriticamente il comportamento altrui in ambiti più sensibili. Secondo Hendricks su internet è possibile vedere in azione altri due importanti meccanismi noti agli psicologi sociali: la polarizzazione di gruppo e la selezione delle informazioni. Ovvero "…un intero gruppo può passare a un punto di vista più radicale, dopo una discussione, anche se i singoli membri non avevano sottoscritto tale visione prima della discussione. Questo accade per diversi motivi, uno è che i membri del gruppo, per rappresentare se stessi in una luce più favorevole, tendono ad adottare un punto di vista leggermente più estremo rispetto alla media. Nei forum online questo fenomeno è reso ancora più problematico dal fatto che la discussione si svolge in un contesto in cui i membri del gruppo adattano le informazioni alla loro visione del mondo". Il vero rischio, secondo Hendricks è insito soprattuto nel fatto che grandi aziende come Facebook e Google hanno progettato algoritmi che filtrano le informazioni "irrilevanti" per noi. Ma è possibile una discussione democratica, senza argomenti che contraddicono la nostra visione del mondo?
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E i ricercatori danesi non sono gli unici ad aver espresso dei dubbi sull'indipendenza di giudizio ai tempi di internet.
Qualche tempo fa un gruppo di matematici della Sissa di Trieste ha pubblicato una ricerca che dimostrava come le interazioni che possono causare stress all'interno di una comunità siano evitate, in favore di scelte conformistiche favorevoli ai cosiddetti opinion leaders. Un fenomeno che sui social network è particolarmente evidente.