A parità di attività svolta, il cervello si comporta diversamente quando siamo all'aperto da quando ci troviamo al chiuso: sembra che trovarsi all'esterno sia di per sé sufficiente ad alterare l'attività cerebrale, anche se stiamo compiendo la stessa azione di quando eravamo al chiuso.
La scoperta, solo apparentemente "scontata", potrebbe servire a migliorare l'attenzione in contesti rischiosi (per esempio quando attraversiamo la strada), oltre che a calibrare meglio gli esperimenti scientifici: all'esterno il cervello sembra lavorare diversamente che in laboratorio, anche quando l'azione richiesta è appunto la medesima.
Ascolta e pedala. Un gruppo di psicologi dell'Università di Alberta (Canada) ha messo a punto un equipaggiamento per elettroencefalografia (EEG: la registrazione dell'attività elettrica del cervello) adatto a essere indossato nello zaino mentre si va in bici. Quindi ha chiesto ad alcuni volontari di compiere un comune test di neuroscienze - identificare un suono alterato in una serie uniforme di "beep" - mentre andavano in bici. Il test era stato prima compiuto in laboratorio: in questa occasione è stato possibile ripeterlo fuori con la stessa precisione scientifica.
Qualcosa è cambiato. Oltre a dividere l'attenzione tra il compito di attenzione e l'attività di pedalata, il cervello "all'aperto" ha gestito in modo diverso i compiti di percezione, come se fosse impegnato a compensare gli stimoli distraenti. Il modo in cui processa gli stimoli è insomma diverso se ci troviamo all'esterno.
La ricerca è importante perché quasi tutto quello che sappiamo sul cervello è dedotto da esperimenti compiuti al chiuso: ora si fa concreta l'ipotesi che nella vita di tutti i giorni il nostro organo pensante possa comportarsi diversamente.