I punti più sensibili al dolore? La punta delle dita e la... fronte, secondo un nuovo studio inglese. La ricerca dell'University College London, pubblicata sulla rivista scientifica Annals of Neurology, è la prima a misurare la sensibilità nel discriminare le fonti di dolore sulle varie parti del corpo - la cosiddetta acuità spaziale.
Questa capacità discriminativa, che serve a capire, per esempio, se gli stimoli dolorosi in una particolare area del corpo sono uno o più di uno, non è la stessa su tutta la pelle. Misurarla è complesso, perché è difficile attivare le fibre nervose che processano il dolore senza attivare anche quelle tattili.
Un esperimento in punta di nervi
Per risolvere il problema, i ricercatori, guidati dall'italiana Flavia Mancini, si sono affidati alla precisione dei laser e hanno somministrato due piccoli stimoli dolorosi a 26 volontari. La distanza spaziale tra le due "scosse" è stata via via ridotta finché i soggetti non sono più riusciti a distinguerle. L'esperimento è stato ripetuto in varie aree del corpo.
I volontari hanno ottenuto performance migliori nel discriminare i due stimoli nelle aree più vicine al tronco, e risultati meno brillanti nelle estremità (braccia, gambe): l'opposto di quanto accade per il senso del tatto, più preciso nelle estremità e meno nelle zone più centrali del corpo. Per esempio, l'acuità spaziale al dolore è risultata maggiore sulla spalla che sul polso. Le aree di pelle vicino al tronco sono risultate anche più sensibili al dolore.
Due casi però hanno fatto eccezione: i volontari sono risultati particolarmente abili a distinguere i due stimoli laser sulla fronte e sulla punta delle dita. Un fatto per certi versi soprendente, perché queste due aree, benché ricche di fibre nervose tattili, sono più povere di fibre nervose sensibili al dolore a differenza, per esempio, delle zone più vicine al tronco. Probabilmente, ipotizzano i ricercatori, l'informazione proveniente dai recettori del dolore della fronte e della punta delle dita viene potenziata nelle aree cerebrali che processano gli stimoli dolorosi.
Due vie separate
Lo stesso test è stato ripetuto su un paziente rimasto senza senso del tatto dal collo in giù a causa di una rara malattia. Egli ha dimostrato di avere gli stessi parametri di acuità spaziale degli altri soggetti: la prova che per percepire il dolore non serve un sistema tattile funzionante, e che i due sistemi sono distinti.
Secondo i ricercatori è importante sapere che i due processi funzionano autonomamente l'uno dall'altro e che esiste un test per discriminare quale set di fibre nervose sia danneggiato. La stessa prova, non invasiva, rapida ed economica, potrebbe essere effettuata su chi soffre di dolore cronico, per capire quali nervi siano coinvolti e a che livello.
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