Dal dentista - è esperienza comune - il tempo sembra non passare mai. Ma per un uomo inglese, un militare britannico di 38 anni, una normale operazione dentale si è trasformata in un incubo letteralmente senza fine, che si rinnova ogni giorno.
Per William (il nome è di fantasia) il tempo si è fermato alle 13:40 del 14 marzo 2005. Nel bel mezzo di un intervento canalare. Da quel preciso momento, l'uomo non riesce più a trattenere alcun nuovo ricordo. È come se ogni avvenimento della sua vita dopo quell'ora fosse stato scritto con un inchiostro simpatico che svanisce in 90 minuti: trascorso quel tempo, l'informazione si dissolve.
Il cervello di William è ormai incapace di apprendere. Gli unici ricordi rimasti, sono quelli precedenti l'operazione. Ma che cosa è accaduto, di preciso, dal dentista? Una risposta soddisfacente a questo caso descritto su Neurocase non è ancora stata trovata.
Anestesia. Come molti altri pazienti, quel giorno William ha ricevuto un'iniezione di anestetico locale. Il medico si è accorto che qualcosa andava storto quando il paziente è parso disorientato e pallido in volto. Subito ha chiamato la moglie, e trasferito il paziente in ospedale. Dal momento della puntura, William non ricorda più nulla né degli avvenimenti di quella giornata, né di quelli accaduti nei 10 anni successivi.
inizia da qui. Ogni mattina, l'uomo apprende le informazioni che gli servono per affrontare la giornata - come quelle che riguardano il suo disturbo - da un file che con la moglie ha salvato sul suo cellulare (intitolato "Prima di tutto, leggi qui"). Senza di esso, William continuerebbe a credere di trovarsi in Germania - dove per un periodo ha lavorato, e dove è avvenuta l'operazione. Ma come può un comune intervento dentale aver causato tutto ciò?

I precedenti. Secondo gli esperti, William soffre di amnesia anterograda, l'incapacità di apprendere qualunque tipo di nuova informazione che non conoscesse prima dell'intervento. Il caso più celebre di questo deficit di apprendimento è, in letteratura, quello di H.M., un uomo che, durante un intervento chirurgico per l'epilessia, subì l'asportazione dei lobi temporali mediali di entrambi gli emisferi cerebrali, compresa quella dell'ippocampo, una piccola struttura essenziale per il consolidamento della memoria delle esperienze recenti (del suo cervello avevamo scritto qui).
anomalie. A differenza di H.M., però, William non ha subito lesioni cerebrali: gli esami cui è stato sottoposto dopo l'episodio non hanno evidenziato alcun danno alle strutture citate.
Oltretutto, i sintomi accusati da William sono un po' diversi da quelli di H.M.: al contrario del celebre paziente, l'ex militare non riesce a completare compiti di memoria procedurale, una componente mnemonica che emerge dal comportamento e ritiene le istruzioni per portare a termine un compito: l'assenza di lesioni e l'assenza di apprendimento implicito, che in genere riesce anche all'amnesico più grave, rende difficile considerare questo deficit "organico".
Al fronte. Una possibilità è che si tratti di amnesia psicogena, una perdita di memoria collegata a un evento traumatico. Le valutazioni di esperti e della moglie escludono la presenza di traumi emotivi. Ma dall'articolo emerge che William aveva vissuto l'esperienza della Guerra del Golfo a 17 anni - una circostanza, quella dell'impegno militare, che potrebbe aver avuto ripercussioni sulla memoria.
Enigma aperto. «Questo caso dimostra ancora una volta la difficoltà di distinguere, in assenza di danno strutturale, fra amnesie cosiddette psicogene o funzionali e amnesie organiche» spiega Costanza Papagno, neurologa e docente di Neuropsicologia all'Università di Milano-Bicocca.
«Se da un lato gli autori ritengono che non vi siano "elementi psichiatrici" per considerare il paziente come psicogeno - ma si tratta di un veterano della guerra del Golfo, che pochi anni prima, dopo ingestione di alcol, aveva avuto un episodio di ipnotismo durato un'ora e risoltosi del tutto solo il giorno successivo - l'assenza di lesioni strutturali e funzionali (uno degli esami, la tomografia ad emissione di fotone singolo, mostra il flusso cerebrale normale) e il deficit di apprendimento procedurale rendono il paziente peculiare. È meno probabile la simulazione, visto che il paziente non trae alcun vantaggio dalla situazione, salvo il tornare a vivere nel paese di origine».
Legami fragili. Gli autori suggeriscono che una possibile causa del deficit possa essere un disturbo nel processo di consolidamento dei ricordi, e in particolare nella sintesi di proteine necessarie per costruire nuove sinapsi e rimodellare quelle vecchie (un passaggio essenziale affinché i ricordi a breve termine si cementino nella memoria). Novanta minuti sarebbe infatti l'arco di tempo necessario perché questo processo avvenga.
Ma «la spiegazione di un deficit nella sintesi proteica di RNA messaggero necessaria nello stadio di consolidamento intermedio-tardivo dei ricordi è una pura speculazione, in assenza di alcun elemento per dimostrarla» chiarisce Papagno. «E perché mai proprio in quel paziente un anestetico avrebbe dovuto provocare un tale fenomeno?»
Un'entità complessa. Gli autori sperano che l'articolo incoraggi altri psicologi che possano aver osservato casi simili a condividere le loro storie, per fare chiarezza su questa storia. Ai non specialisti, l'episodio dà la misura della complessità del cervello e del suo funzionamento: un organo che troppo spesso riconduciamo a un computer, con aree separate che "si accendono" come lampadine durante specifiche attività. Una visione molto semplicistica e altrettanto distante dal vero.
h/t: BBC