Il nostro cervello vede istintivamente le nostre ombre come fossero un'estensione dei nostri corpi.
![]() | ||
Perché molti bambini "soffrono" quando qualcuno calpesta la loro ombra? Probabilmente è una reazione a una percezione intuitiva della propria ombra. |
La nostra ombra è considerata dal cervello come un'estensione del corpo, come se facesse parte integrante del corpo stesso. Almeno intuitivamente. È questa la conclusione di due ricercatori italiani, Francesco Pavani, dell'Università degli Studi di Trento e Umberto Castello della Royal Holloway University di Londra, che hanno studiato la percezione che l'uomo ha della propria ombra.
Nell'esperimento sono stati coinvolti dieci volontari: stimolati da uno impulso elettrico su pollice e indice della mano, è stato chiesto loro di distinguere su quale dito esso veniva percepito.
Ombre rosse. Durante il test è stato aggiunto un elemento di disturbo già noto in precedenza: quando un flash o una luce cade accanto alla parte del corpo stimolata, i tempi di risposta si allungano perché il cervello è occupato a distinguere due impulsi separati che giungono dalla stessa mappa cerebrale del corpo.
Sorprendentemente i due ricercatori hanno scoperto che il tempo di reazione per capire quale dito aveva ricevuto lo stimolo si allungava anche quando la luce non veniva proiettata sulla mano, ma sull'ombra.
Una prova senza ombre di dubbio. Per contro, quando le luci venivano proiettate su una sagoma che riproduceva l'ombra, il cervello rispondeva prontamente, perché non percepiva il disturbo corporeo. Da qui la conclusione che il nostro cervello intuitivamente considera l'ombra non come qualcosa di esterno o lontano ma come una sorta di continuazione del nostro corpo. Grazie anche ad essa, per esempio, esso costruisce la “mappa” dello spazio che ci circonda, dandoci sensazione degli oggetti intorno a noi senza per questo doverci venire necessariamente a contatto.
(Notizia aggiornata al 17 dicembre 2003)