Qual è la differenza tra un leader, ossia la persona che si afferma come "capo" in un gruppo sociale, e una persona che invece tende a fare squadra partecipando al processo decisionale del suo gruppo (affiliative, in inglese)? Sono entrambe personalità estroverse, ma si pongono in modo diverso con il gruppo: cosa li accomuna e che cosa li differenzia è l'oggetto dello studio di un team di ricercatori della Brown University (Rhode Island, Usa).
La misura del cervello. Lo studio è stato condotto su un campione di 83 uomini e donne di età compresa tra i 18 e i 54 anni. I soggetti sono stati prima sottoposti ad alcuni test standard sulla personalità per definire, mediante punteggi, a quale gruppo appartenessero (leader oppure partecipativo). Eseguito lo screening preliminare, si è cercato di dare una misura alla quantità e alla distribuzione di materia grigia nel cervello dei soggetti, utilizzando la risonanza magnetica (MRI).
Materia extra. Per entrambi i comportamenti, i ricercatori hanno riscontrato nei soggetti grandi volumi di materia grigia nella corteccia orbitofrontale, la porzione di encefalo che riveste un ruolo cruciale nei comportamenti emozionali. Le persone identificate come leader hanno però mostrato elevati volumi di materia grigia anche in altre aree, per esempio nei cosiddetti circuiti della ricompensa. Le osservazioni con la risonanza magnetica hanno trovato conferma in ulteriori analisi, condotte con la tecnica VBM (morfometria basata sui voxel).
Il voxel (volumetric pixel) corrisponde a un volume corporeo rappresentato da un pixel in una immagine.
Si impara o si nasce? Le autrici della ricerca, Erica N. Grodin e Tara L. White, affermano che il loro lavoro non dimostra un rapporto di causa/effetto tra il volume di massa grigia e lo sviluppo della personalità, ma solo che esiste una correlazione. E che è difficile dire se maggiori quantità di materia grigia siano congenite o se sia piuttosto il marcato atteggiamento estroverso a favorirne lo sviluppo. Ora nuovi studi aiuteranno gli scienziati a capire meglio i meccanismi che determinano l'evoluzione dell'emotività.
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