La concentrazione in ufficio è un affare delicato, si sa. Basta la minima distrazione e la testa inizia a vagare chissà dove per minuti preziosi. A questo proposito i ricercatori del Rensselaer Polytechnic Institute (nello stato di New York) stanno lavorando a una tesi interessante: ascoltare il vento che accarezza le foglie di un sottobosco autunnale, o l'ipnotico rumore di una leggera cascata potrebbe migliorare la vita in ufficio.
La colonna sonora del lavoro. Un rumore di fondo a basso volume serve a coprire inevitabili e occasionali manifestazioni acustiche delle distrazioni più svariate. I clic del mouse e della tastiera del vicino, un orologio che ticchetta, sedie che cigolano, fotocopiatrici che stampano dall'altra parte dell'ufficio.
È la scienza del sound masking, e non è una scienza nuova: coprire i suoni tipici di un ufficio con altri suoni regolari per evitare distrazioni sul posto di lavoro è una tecnica che si applica da circa 40 anni. Finora il tipo di segnale impiegato è sempre stato neutro e generato elettronicamente attraverso un algoritmo che invia questa sorta di "rumore bianco" agli speaker diffusi nell'ambiente.
La svolta "naturale". I ricercatori del Rensselaer Polytechnic Institute hanno quindi pensato di sostituirlo con qualcosa di universalmente ritenuto più rilassante per verificarne gli effetti sulla capacità di concentrazione. Si sono mossi sulla base di un lavoro precedente, che ha dimostrato come l'abilità delle persone di riacquistare concentrazione aumentasse quando queste venivano esposte a suoni naturali anziché al silenzio assoluto o a rumori generati da macchinari.
L'acqua che scorre. Lo studio ha per titolo Tuning the cognitive environment: sound masking with “natural” sounds in open-plan offices (qui un abstract). Dopo un test su 12 persone, alle quali sono stati sottoposti diversi tipi di suoni di sottofondo, i ricercatori hanno riscontrato che i risultati migliori (presentati in questi giorni al Meeting of the Acoustical Society of America) sono stati quelli legati al suono di un flusso d'acqua che scende da una montagna.
Secondo il gruppo guidato da Jonas Braasch, una riproduzione di suoni derivanti da ambienti naturali, diffusa a ripetizione in tutto l'ambiente di lavoro avrebbe più effetti: aiuterebbe i dipendenti a rilassarsi, a rimanere concentrati, ad aumentare la loro percezione della privacy. E lo scorrere dell'acqua in discesa possiede quella giusta dose di casualità e ripetitività tale da rilassare e concentrare senza costituire una distrazione.
Altri benefici. In più il ticchettio della pioggia o altri generi di suoni naturali come quello delle foglie che frusciano servono anche a coprire bisbiglii e conversazioni in lontananza, sicuramente non destinati all'intero reparto.
Da questo punto di vista un flusso audio costante in sottofondo favorisce la privacy senza condannare chiunque abbia bisogno di scambiarsi informazioni a mandarsi un memo via email da un cubicolo a quello adiacente.
E secondo Braasch, la tecnica potrebbe essere applicata negli ospedali, «per migliorare il mood dei pazienti costretti in una stanza per settimane».
Noisli, il sito per ritrovare la concentrazione al lavoro