Più che il sorriso, la paura... È questo ciò a cui facciamo più caso quando osserviamo qualcuno. Sorvoliamo sull'allegria e le espressioni neutre, ma se su un suo volto è stampata un'espressione di spavento, la nostra mente si attiva e la riconosce subito. È quanto emerge da uno studio della Vanderbilt University del Tennessee: i ricercatori hanno sottoposto a dei volontari le immagini di una serie di volti. Poi, utilizzando una tecnica conosciuta come "visual flash suppression", grazie alla quale la reazione del cervello alle percezioni visive risulta rallentata, hanno dimostrato che i soggetti sotto esame si soffermavano più tempo (questione di millisecondi) sui volti impauriti, indugiando poco sulle espressioni neutre e, imprevedibilmente, ancor meno sui sorrisi. Tutto ciò ha, secondo i ricercatori, una spiegazione "adattativa": la paura viene letta dal cervello come un preciso segnale che qualcosa non va e che bisogna prestare attenzione. E subito entra in gioco l'amigdala, che in pochi istanti stimola gli ormoni che innescano una reazione di combattimento o fuga.