Forse i bambini di oggi non corrono abbastanza rischi. Almeno nei Paesi occidentali, i bambini sono spesso iperprotetti con conseguenze negative per il loro sviluppo. Il sociologo Frank Furedi, dell'Università del Kent (GB), ha addirittura coniato l'espressione "genitorialità paranoica" per riferirsi all'eccessiva paura che i propri figli corrano rischi: in generale, si è passati infatti dalla convinzione antica che dovessero crescere il prima possibile a quella opposta, per cui occorre costantemente proteggerli da qualunque danno fisico o psicologico. In questo modo, però, è facile ottenere l'effetto contrario.
Esplorazione. Infatti, un bambino sempre sorvegliato e a cui viene vietato di esplorare l'ambiente risulterà più impacciato e con minori abilità motorie: in definitiva, questo lo espone a una maggiore probabilità di farsi male. Inoltre, se gli si trasmette l'idea che il mondo è un luogo pericoloso dove lui è incapace di cavarsela da solo, tenderà di conseguenza a sentirsi insicuro e ad affrontare con scarsa fiducia le prove della vita. Un rischio "moderato", invece, per il bambino è una sfida, cioè un comportamento con un margine di incertezza di cui lui è consapevole e con cui può decidere di confrontarsi («Fino a dove posso arrampicarmi per non farmi troppo male?»). Altra cosa sono i pericoli che il bambino non conosce e da cui va ovviamente tutelato.