Un gruppo di scienziati britannici userà gli ultrasuoni per capire se lo sviluppo del linguaggio nei neonati inizi ancora prima dei balbettii tipici della lallazione. L'apprendimento del linguaggio è un processo estremamente complesso che prima ancora della fase parlata e sonora sembrerebbe prevedere un periodo di esercizio silenzioso, in cui con la lingua si inizia a praticare certi suoni imitandoli dagli adulti. Questa è l'ipotesi che Catherine Laing, linguista dell'Università di York, sta iniziando a verificare in un progetto di recente finanziato con quasi un milione e mezzo di euro dall'European Research Council (ERC), l'organismo dell'Unione europea che finanzia i ricercatori di eccellenza.
Movimenti a caso o contestualizzati? La tecnologia a ultrasuoni permetterà di analizzare i movimenti della lingua nei neonati e capire se vi sia una correlazione tra questi e i suoni o le parole che i piccoli captano dall'ambiente o che vengono direttamente rivolti loro. Finora la tecnica non era mai stata utilizzata per analizzare l'apprendimento del linguaggio in bambini sotto i tre anni e si pensa che potrebbe aiutare a comprendere meglio le prime fasi di sviluppo della capacità di parlare.
Tra clinica e ricerca. I dati raccolti con gli ultrasuoni consentiranno di mappare il tratto vocale dei neonati nel loro primo anno di vita e di mostrarli mentre "fanno le prove" di suoni parlati, sviluppando così i movimenti necessari a produrre le prime sillabe. «L'uso di ultrasuoni nello sviluppo del linguaggio è un'area di ricerca entusiasmante e un metodo con cui nessuno ha ancora testato lo sviluppo vocale dei bambini» dice Laing. «Speriamo che ci aiuti anche a capire quali differenze ci sono, sempre che ci siano, tra le abilità linguistiche apprese direttamente dai genitori e da altre figure di cura e i suoni che i neonati registrano dalle conversazioni intorno a loro».
Con queste informazioni si cercherà di capire in che misura l'esposizione al linguaggio nei primi mesi a casa aiuti a costruire il vocabolario futuro del piccolo. Le conclusioni dello studio saranno utili anche in ambito clinico, per aiutare i bambini che mostrano uno sviluppo del linguaggio troppo lento o difficile e che hanno bisogno di supporto.