Poveri politici, anche la scienza conferma che i loro discorsi sono destinati a rimanere inascoltati. O, meglio, se anche li ascoltiamo, non ne registriamo il contenuto. Lo afferma uno studio recentemente condotto da un team di psicologi delle università australiane di Monash, del Queensland e di Groningen che si è focalizzato su ciò che accade nel cervello dei votanti quando leggono i discorsi dei loro leader politici.
Cervelli impermeabili. I ricercatori hanno formato un team di 40 volontari scelti tra persone fortemente di destra o di sinistra e hanno chiesto loro di leggere e valutare una serie di frasi attribuite a noti leader delle due parti politiche ma, in realtà, preparate a tavolino dagli scienziati stessi. Durante il test i volontari sono stati sottoposti a risonanza magnetica per immagini per verificare quanto e come ciascuna affermazione venisse elaborata dal cervello.
Dall’analisi dei risultati è emerso che frasi identiche venivano valutate come fortemente ispirazionali solo se attribuite al leader della propria parte politica.
Non solo: le risonanze avrebbero confermato che le affermazioni del proprio politico attivano maggiormente il cervello di chi le legge. Le stesse aree si attiverebbero anche durante la lettura di frasi poco positive attribuite al leader della fazione opposta.
Insomma, sembra proprio che il nostro cervello si accenda in maniera selettiva per sottolineare gli aspetti positivi nei discorsi dei nostro politici preferiti e tutti quelli negativi nelle parole degli avversari.
Nella mente degli elettori. «In 10 anni di studio delle risonanze cerebrali non mi era mai capitato di vedere stimoli uguali scatenare reazioni diverse in diverse persone: in questo caso, a seconda del leader identificato da ciascuno, le stesse frasi portano a risposte diametralmente opposte» ha spiegato ai media Pascal Molenberghs dell’Università di Monash, responsabile dello studio e noto ai lettori di Focus per un'altra imperdibile ricerca: perché la nostra squadra del cuore è sempre la più forte.
La ricerca potrebbe avere notevoli implicazioni pratiche per i politici che vogliono conquistare nuovi voti: secondo Alex Haslam, co-autore dello studio, i risultati evidenziano l’importanza per i candidati di creare un senso di comunità e di terreno comune con i propri elettori, senza il quale comizi, tribune politiche e interviste sono destinati a cadere nel vuoto.