Meglio una caramella oggi, o un pacchetto intero domani? Pare che i bambini di oggi siano molto più bravi dei loro genitori a pazientare per ottenere la ricompensa più grossa. Il che sembrerebbe il contrario di quello che il senso comune suggerisce, e cioè che, abituati a ottenere tutto e subito, i piccoli di oggi siano incapaci di aspettare per ottenere qualcosa. Il dato viene dallo studio di un team di ricercatori che ha analizzato e paragonato i “tempi di attesa” per un dolcetto che i bambini in età da asilo negli anni Sessanta, Ottanta, o Duemila sono stati disposti a sopportare.
Dolci tentazioni. Il cosiddetto marshmallow test, dal nome della tipica caramella di zucchero americana, fu messo a punto negli anni Sessanta dallo psicologo Walter Mischel, allora alla Stanford University. I bambini che frequentavano l'asilo interno al campus universitario erano sottoposti per l'esperimento a questa prova: i ricercatori li conducevano in una stanza dove trovavano il famoso dolcetto, e li lasciavano lì dicendo "se non lo tocchi, quando torno potrai averne due". Il test, nelle intenzioni, doveva servire a misurare la capacità di autocontrollo, ovvero di resistere alla gratificazione immediata per averne successivamente una maggiore.
Più pazienti. In uno studio di qualche anno fa, condotto da un team di ricercatori dell'Università del Minnesota, è risultato che il tempo medio che i bambini sono stati disposti ad aspettare è aumentato per ogni generazione, dai circa 5 minuti negli anni Sessanta, a 6 negli anni Ottanta, fino a 7 nel Duemila. Questo vale sia per i maschi sia per le femmine, sia per i maggiori di 3 anni sia per i più grandicelli, 5 anni e oltre, e in parti diverse negli Stati Uniti. Ancora più sorprendente, quasi il 60 per cento dei bambini delle generazioni più recenti ce l'ha fatta ad attendere per tutti i dieci minuti prima del ritorno dello sperimentatore, contro il 40 per cento degli anni Ottanta e solo il 30 negli anni Sessanta. Che cosa questo significhi e come possa essere spiegato questo apparente e controintuitivo aumento della "pazienza" infantile non è ben chiaro.
Chi non cede è bravo a scuola? Secondo l'ipotesi iniziale dei ricercatori di Stanford, il marshmallow test, misurando la "forza di volontà" di ciascun bambino e la capacità di elaborare strategie per fronteggiare una situazione, poteva considerarsi anche un indicatore del successo scolastico, e nella vita.
Studi successivi degli stessi ricercatori, negli anni Novanta, hanno in effetti dato ragione a questa teoria, mostrando che coloro che da bambini erano riusciti a resistere alla tentazione del dolce e ad aspettare di più erano anche quelli con migliori punteggi nei test a scuola.
se mi fido, aspetto. L'ipotesi che il marshmallow test sia un indicatore così affidabile di chi saprà cavarsela meglio nella vita è stato da allora messo più volte in dubbio. Innanzitutto, i risultati del test stesso dipendono molto dalle condizioni in cui viene effettuato. Perfino il tipo di dolce, o il suo colore, sembrano influenzare le scelte dei bambini. La cultura e il contesto sociale contano non poco: in un esperimento con i bambini del Camerun, per esempio, la stragrande maggioranza ha aspettato di mangiare la golosità locale, mentre gran parte di quelli tedeschi ha addentato senza farsi troppi problemi.
E uno studio ancora più recente di ricercatori della New York University, in cui il test è stato svolto su un numero molto maggiore di bambini rispetto a quelli del passato, ha trovato un legame molto labile tra prova del marshmallow e successo scolastico.
A contare molto di più, come hanno evidenziato i ricercatori, sono fattori come il ceto sociale di provenienza, la stabilità della famiglia di appartenenza, e il grado di istruzione della madre. È più probabile che un bambino aspetti la ricompensa maggiore ritardata se è circondato da adulti che considera affidabili, e che sono soliti mantenere quel che promettono. La forza di volontà, insomma, c’entra poco.
Bambini che ragionano? Anche l'aumento del tempo di resistenza al test, in questa luce, potrebbe avere varie spiegazioni. Secondo gli autori, forse i bambini di oggi, che fin da piccoli hanno più opportunità di apprendimento, sono anche in grado di prestare più attenzione, di pensare in maniera astratta e di distinguere più facilmente fra diverse priorità, rispetto ai coetanei delle generazioni passate. O, forse, più semplicemente oggi resistere a un marshmallow è diventato molto più facile che cinquant'anni fa.