Il primo percorso a gattoni, i primi passi in autonomia, le prime parole: ogni genitore attende questi traguardi con trepidazione, e tende a confrontare le prodezze del pargolo con quelle dei figli di amici e parenti. Ma una precoce comparsa di abilità linguistiche o motorie è un indicatore attendibile del futuro potenziale del bambino?
Marker precoci. Le ricerche sui disturbi dello sviluppo infantile individuano nell'età in cui certe "tappe" motorie e linguistiche sono raggiunte un segnale precoce di alcune future condizioni patologiche. Retrospettivamente, è probabile che un bambino con autismo abbia iniziato presto a camminare e tardi a parlare, o che un bambino con disprassia - un disturbo nell'organizzazione del movimento - abbia iniziato a mostrare in ritardo abilità motorie e di coordinazione.
In questo senso, soprattutto in presenza di alcune patologie, l'età di sviluppo di linguaggio e camminata può aiutare a capire se il bambino avrà bisogno di aiuto in determinati compiti; ma non è chiaro se possa dare indicazioni precise circa il potenziale cognitivo del piccolo.


Avvantaggiati. Si sa, però, che l'acquisizione di nuove abilità deriva da capacità già acquisite. Un bambino che gattona potrà esplorare un più ampio raggio di ambiente circostante, e riceverà dagli adulti maggiori sollecitazioni. I bambini che hanno già imparato a camminare sono tipicamente più socievoli e inclini a scambiare oggetti con chi li circonda.
Ciascuno con i suoi tempi. Si presume quindi che chi inizia a camminare precocemente abbia un certo "vantaggio" nel sviluppare doti cognitive collaterali e imparare il più possibile sul mondo che li circonda. Tuttavia, non ci sono prove che i bambini che iniziano a camminare o a gattonare presto svilupperanno migliori capacità motorie nel corso della vita. Occorre poi ricordare che lo sviluppo di capacità motorie nei bambini può avvenire a ritmi molto diversi, in qualunque momento tra gli 8 e i 18 mesi, e risultare comunque "nella norma".
soltanto un'Indicazione. Uno studio dell'Università di Cambridge ha evidenziato una (debole) relazione tra sviluppo precoce del linguaggio e maggiori prestazioni in certe doti cognitive in età scolare. Ma le ricerche di questo tipo sono spesso viziate dalle ricostruzioni a posteriori dei genitori (non sempre attendibili). Inoltre, se si prende in considerazione il vocabolario del bambino a 18-20 mesi di età (e non soltanto le sue prime parole) la relazione tra precoci abilità linguistiche e doti cognitive future vacilla.
Altri indicatori. La maggior parte dei bambini che iniziano a parlare tardi risolve comunque eventuali difficoltà nel linguaggio entro il raggiungimento dell'età scolare.
Una piccola percentuale di essi svilupperà disturbi nel linguaggio, ma in questi casi, la presenza di disturbi linguistici in famiglia è un predittore più efficace rispetto all'età delle prime parole.
Anche se è inevitabile confrontare le abilità del proprio bambino con quelle dei coetanei, l'attendibilità di questi indicatori non è quindi ancora del tutto confermata. Ulteriori studi dovranno concentrarsi su campioni più ampi e seguire i bambini dalla nascita fino all'avvento delle loro prime relazioni sociali e scolastiche.