Halloween, fantasmi, storie dell'orrore, montagne russe... Paura, eh? Eppure, questi brividi, li andiamo proprio a cercare. Accade perché quando siamo in grado di riconoscere che ciò che ci spaventa non è in realtà una vera e propria minaccia, goderci un brivido di terrore ci fa sperimentare un certo senso di controllo. E in tal modo rafforza la nostra fiducia circa la capacità di gestire la paura. Per questo, la "paura ricreativa" (come appunto anche quella che si va a cercare con i film e le serie horror) può perfino migliorare la nostra abilità di far fronte allo stress e all'ansia.
Dolcetto o scherzetto? Halloween, la notte della vigilia di Ognissanti, ha origini pagane che risalgono all'antica tradizione celtica e in particolare alla festa di fine estate, detta anche Samhain, che veniva celebrata proprio il 1 novembre. Il 31 ottobre, ovvero la notte della vigilia, era consuetudine spaventare le anime diaboliche con enormi fuochi appiccati sulle cime delle colline. Con il passare del tempo, in questa tradizione prese il sopravvento l'aspetto più esoterico e sinistro, perché si credeva che in quella notte sarebbero tornate le anime dei morti. Ed ecco che la festa dell'autunno si trasformò nel festival delle streghe e dei fantasmi.
La casa infestata. Lo ha verificato un team del Recreational Fear Lab, dell'Università di Aarhus, in Danimarca, studiando la reazione degli ospiti di una "casa infestata": ha installato telecamere nelle stanze più spaventose, dotato i partecipanti di cardiofrequenzimetri e distribuito loro una serie di questionari. Attraverso questo e altri studi, i ricercatori hanno concluso che la relazione tra paura e divertimento forma una U capovolta: la paura deve essere intensa (altrimenti l'esperienza sarebbe noiosa) ma non eccessiva (diventerebbe spiacevole). Quindi, c'è un "punto debole" dello spavento: se l'individuo percepisce l'esperienza come troppo reale e violenta, la paura supera questo livello critico e perde il senso di padronanza sulla situazione.