Psicologia

Gli estroversi? Non sono la compagnia ideale per un viaggio su Marte

Una psicologa dà le prime indicazioni sulle personalità più adatte per lunghe missioni spaziali, come quelle verso Marte.

Chi è meglio mandare su Marte? Mentre inizia a pianificare missioni sul pianeta rosso con esseri umani a bordo, la NASA si chiede quali personalità a caratteristiche psicologiche siano le migliori per affrontare il lungo viaggio.

A quanto pare, gli estroversi, le persone simpatiche e di compagnia, potrebbero non essere l’ideale per salire a bordo della nave spaziale. Secondo una psicologa americana, che ha analizzato i pochi studi esistenti in materia, i tipi silenziosi e un po’ introversi potrebbero avere le caratteristiche più adatte per partire alla volta delle stelle.

Suzanne Bell, docente di psicologia dell’industria e delle organizzazioni alla DePaul University di Chicago, ha presentato in una comunicazione al convegno della Association of Psychological Science a San Francisco i risultati della sua ricerca sull’adattamento delle diverse personalità in ambienti confinati simili a quelli delle navette spaziali.

La Nasa ha iniziato a pensare alle missioni umane su Marte già negli anni '50. Nel 1964 - 50 anni fa - si immaginava moduli di discesa e tute spaziali di questo genere. |

La conclusione è stata che gli estroversi, di solito considerati membri ideali in un gruppo di lavoro, potrebbero avere invece un effetto destabilizzante in un lungo viaggio spaziale.

Troppe chiacchiere. Uno dei motivi, secondo la ricercatrice, è che gli estroversi, che tendono a essere socievoli e chiacchieroni, di solito si annoiano facilmente e hanno bisogno continuo di stimoli e novità. Tutte condizioni non facili da ottenere in un viaggio verso Marte. Spesso gli estroversi sono anche tipi diretti, e tendono a dare voce alle loro opinioni in tutte le situazioni: nell’ambiente confinato e privo di privacy di una nave spaziale, il clima potrebbe facilmente diventare esplosivo.

Bell ha tratto le sue conclusioni esaminando le ricerche esistenti sulla vita in ambienti confinati e isolati, per esempio quelle compiute tra il personale che lavora nelle stazioni di ricerca in Antartide. Oppure nelle simulazioni di viaggi spaziali, come il progetto Mars500. Nella missione, che si è svolta tra l’estate 2010 e l’autunno 2011 in un istituto di ricerca nei pressi di Mosca, per esempio, un team di sei astronauti ha trascorso 520 giorni chiuso in una capsula che imitava una stazione spaziale. Pare che durante la missione, un membro estroverso del team non sia andato d’accordo con altri due, più introversi, che si sono coalizzati nell’ostracizzarlo, ritenendo che parlasse troppo e fosse esuberante oltre il sopportabile.

Sempre le solite facce… Un viaggio di andata e ritorno, nei progetti della NASA, potrebbe richiederete tre anni, e una eventuale missione è prevista verso il 2035.

Ma c’è chi pensa di poter mandare l’uomo su Marte anche prima.

L’organizzazione privata Mars One, fondata dall’imprenditore olandese Bas Lansdorp, dice di essere in grado di stabilire una colonia di umani su Marte per il 2024. Il viaggio, in quel caso, durerebbe sette mesi, ma sarebbe di sola andata.
Duecentomila persone da tutto il mondo si sono candidate per la selezione dei primi astronauti. Oltre a test fisici, gli scienziati dovranno sicuramente vagliare attentamente le caratteristiche psicologiche degli aspiranti coloni marziani.

Perché di sicuro, se il viaggio può annoiare, una volta arrivati là, e almeno per un bel po’, le facce saranno sempre le stesse.

21 giugno 2014 Chiara Palmerini
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