Quando tra qualche settimana assisterete alle Olimpiadi di Sochi fateci caso. A prescindere dalla disciplina e dalla nazionalità degli alteti, al termine di una gara il vincitore reagisce sempre allo stesso modo: le braccia alzate, il petto gonfio e un inconfondibile lampo di luce negli occhi.
Questo insieme di gesti è biologicamente innato, universale e anche molto comune nel mondo animale: è la conclusione a cui è giunto uno studio incentrato sul comportamento degli sportivi in seguito a un trionfo.
David Matsumoto e Hyisung Hwang, psicologi della San Francisco State University, hanno analizzato una serie di filmati di vittorie negli incontri di judo olimpici e paralimpici, concentrandosi sui primi movimenti compiuti dagli atleti che avevano appena appreso di aver vinto.
Tutti i vincitori, indipendentemente dalla nazionalità, hanno mostrato reazioni di trionfo o "dominanza fisica" (come l'hanno definita i ricercatori): un linguaggio del corpo inconfondibile che include gesti come alzare le mani sopra alle spalle, spingere in fuori il petto, voltare il capo e sorridere. Anche gli atleti ciechi si sono comportati allo stesso modo: segno, secondo gli scienziati, che si tratta di una reazione biologicamente innata.
«Stiamo parlando di un'espressione veloce, immediata e universale prodotta da persone diverse e di culture differenti, appena dopo aver vinto un combattimento» spiega Matsumoto «molti altri animali, del resto, gonfiano il proprio corpo come segnale di minaccia».
I ricercatori hanno misurato l'intensità delle reazioni di ciascun atleta con un punteggio da 1 a 5 e hanno comparato questo valore con il Power Distance Index (PDI) delle nazioni di provenienza dei vincitori. Il PDI è un indicatore che misura il grado di disuguaglianza tra persone con e senza potere in un paese, e dà l'idea di quanto vengano incoraggiate le prese di potere sociali e gerarchiche all'interno di un gruppo.
Gli atleti provenienti da nazioni con un PDI alto (come Romania, Slovacchia e Malesia) hanno mostrato reazioni di dominanza più marcate, quelli provenienti da nazioni con un PDI basso (come Austria e Finlandia) hanno reagito in modo più pacato. Il risultato ha perfettamente senso, spiegano gli scienziati: in contesti culturali dove è importante dimostrare il proprio status e stabilire gerarchie, il linguaggio del corpo aiuta a farsi valere. Ulteriori esperimenti chiariranno se e come questo valga anche in ambito non sportivo.
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