Per il cervello di un adolescente, la promessa di una ricompensa è un incentivo molto più efficace della minaccia di una punizione: lo rivela uno studio pubblicato su PLOS Computational Biology, che mostra anche come i teenager siano meno capaci degli adulti di riflettere sulle conseguenze di decisioni alternative a quelle che hanno preso.
Il test. Stefano Palminteri, neuroscienziato italiano ora all'École normale supérieure di Parigi, ha condotto l'esperimento mentre si trovava all'University College London. Ha chiesto a 18 volontari dai 12 ai 17 anni e 20 persone tra i 18 ai 32 anni di scegliere tra una serie di simboli astratti, associati di volta in volta alla certezza di una ricompensa, a una punizione o a nessuna conseguenza. Nel corso della prova, i soggetti imparavano ad associare il simbolo al suo effetto, e potevano modulare le scelte di conseguenza.
Un approccio diverso. Adulti e adolescenti sono stati ugualmente bravi nello scegliere simboli associati a ricompensa, ma i teenager si sono rivelati meno abili nell'evitare quelli legati a punizioni, o nell'immagazzinare informazioni utili su cosa sarebbe successo se avessero scelto diversamente. Modelli computazionali hanno confermato i dati comportamentali.
Lo studio sembra suggerire che i rinforzi positivi dati da genitori e insegnanti potrebbero funzionare meglio delle minacce di castighi e degli inviti a imparare dai propri errori.