Le cure parentali e il ruolo del padre nella coppia non sono determinati dalla biologia, ma piuttosto dalla cultura e infatti anche in Italia la figura paterna ha rivestito ruoli e attraversato modalità relazionali diverse. Si va dal "padre pallido" degli anni '80, cui spettava unicamente il compito di introdurre il figlio nella società, mentre le madri si occupavano in solitudine di tutto il resto, al "mammo" degli anni '90, più presente e di supporto nella relazione di coppia, ma forse un po' confuso. E i papà di oggi come sono?
L'influenza delle mamma. Secondo uno studio della Ohio State University (Usa), firmato dalla sociologa Anna L. Olsavsky, la relazione dei padri con i figli neonati, e ovviamente quella con le proprie compagne, dipende anche molto dall'atteggiamento materno, che può essere di incoraggiamento, di dissuasione, oppure di controllo. Nel primo caso, il neopapà si sente supportato e quindi si mette in gioco più volentieri, rinsaldando la relazione con la partner e spendendosi con maggior entusiasmo nella cura del piccolo. Negli altri due, quando la madre si intromette nel suo operato facendogli capire che lo reputa incapace o poco abile, il padre invece si chiude sia verso la compagna sia verso il sistema famiglia.
Aiutarsi in coppia. «L'approccio alla genitorialità è cambiato molto rispetto al passato», spiega Monica Borgogno, psicologa e consulente familiare e di coppia. «I padri di 50 anni fa erano del tutto assenti nell'accudimento e nell'educazione. Inoltre, rappresentavano esclusivamente la parte autoritaria, che puniva e comandava. Insieme a questa forte rigidità, era anche presente la rassicurante certezza di sapere sempre esattamente come intervenire, mantenendo il proprio ruolo unico, saldo, integro e senza sovrapposizioni». Oggi invece, prosegue Borgogno: «L'interscambiabilità dei ruoli permette a ognuno di godere dell'accudimento e della vicinanza al bambino. E se c'è sostegno vicendevole, se ci si aiuta a trovare quell'equilibro che permette a entrambi i genitori di svolgere molteplici ruoli, il beneficio è evidente anche per la coppia, non soltanto per il figlio».
Padri spaesati. Certo, anche se ognuno dei componenti della coppia ha immaginato e forse condiviso con il partner il suo ideale di "come sarà", "quanto saremo felici", "quanto ci completerà", è innegabile che l'arrivo di un figlio cambi le dinamiche interne, costringendo a rivedere i ruoli. Ma c'è un rischio che i padri corrono nel loro nuovo abito: quello di farsi sopraffare dall'ansia delle cure, preoccupandosi troppo per il benessere dei figli ed evitando che questi vivano le piccole frustrazioni che invece sono necessarie allo sviluppo della personalità.
«I padri di oggi sono più presenti ma sono anche spaesati», dice Elena Marta, ordinario di Psicologia sociale e di comunità all'Università Cattolica di Milano e coautrice, insieme a Camillo Regalia, del libro Giovani in transizione e padri di famiglia (Ed. Vita e Pensiero).
Significa che non vedono chiaramente la direzione verso cui andare, né possiedono punti cardinali condivisi all'interno dei quali muoversi con sicurezza e confidenza. In altre parole: sono più presenti in famiglia, più accoglienti verso i figli, ma hanno abdicato al ruolo di guida verso il sociale, che invece è assunto saldamente dalle madri, presenze spesso dominanti e impegnative. «Sono padri in una terra di mezzo, un po' disorientati e ripiegati sul nucleo familiare, incerti e deboli nell'aiutare il figlio a farsi strada nel mondo esterno», chiarisce Marta. I figli lo percepiscono, e vivono questa condizione paterna con difficoltà, incapaci di reggere le debolezze genitoriali.
Guadagnare in affetto. Ma al di là degli stereotipi sulla figura paterna debole, o su quella materna forte, per Chiara Saraceno, sociologa della famiglia e Honorary Fellow al Collegio Carlo Alberto di Torino, autrice di L'equivoco della famiglia (Laterza), la nuova funzione assunta dai padri negli ultimi anni è ciò che davvero conta. «Accettando responsabilità che erano materne, i neopapà scoprono di riuscire a fare cose un tempo impensabili. Scoprono il piacere di vivere nuove situazioni ed emozioni, e instaurano una nuova confidenza col proprio figlio, che poi resta, negli anni, come memoria importante».
Di Cristina Serra, tratto dagli archivi di Focus. Leggi il nuovo Focus in edicola!