Psicologia

Il distanziamento sociale e l'astinenza da contatto fisico

Le neuroscienze della "skin hunger", l'astinenza da contatto fisico che caratterizza questa fase, e ci accompagnerà fino al vaccino anti COVID-19.

L'anno senza abbracci, quello in cui abbiamo dovuto limitare le occasioni di contatto fisico per proteggere noi stessi e gli altri dalla COVID-19, rischia di lasciare importanti ricadute psicologiche su quanti vivono da soli. Coccole, strette di mano, cene in compagnia e le altre forme di vicinanza fisica offrono al coronavirus SARS-CoV-2 possibili occasioni di diffusione, e il distanziamento fisico è una condizione necessaria per estinguere la pandemia.

Tuttavia, per l'essere umano il contatto fisico è una necessità primaria: l'astinenza da tocco altrui ha un nome scientifico preciso - skin hunger (letteralmente "fame di pelle") - nonché importanti ricadute sull'umore, dallo stress all'insonnia, fino alla depressione.

Come l'aria. Il bisogno di contatto fisico è una necessità biologica primaria: è il motivo per cui i bambini appena nati vengono appoggiati al petto nudo dei genitori, e una delle prime mancanze avvertite da chi trascorre lunghi periodi in isolamento carcerario.

In un esperimento classico condotto dallo psicologo statunitense Harry Harlow negli anni '50, i cuccioli di macaco separati dalla madre tendevano a rannicchiarsi vicino a una "mamma fantoccio" fatta di asciugamani caldi anziché a una finta mamma di fili metallici, e questo anche quando la madre metallica aveva cibo da offrire. Le baby scimmie preferivano una madre da abbracciare.

Le neuroscienze del tocco. Questo bisogno ci accompagna attraverso l'età adulta: la stretta di mano smorza la tensione prima di una riunione, la pacca sulla spalla rassicura durante un test o un esame, il cinque battuto durante il timeout rafforza il senso di appartenenza alla squadra. Il tocco della pelle stimola i pressocettori (recettori di pressione) e manda informazioni al nervo vago, uno dei nervi cranici. L'attività del nervo vago distende il sistema nervoso, rallenta il battito cardiaco, abbassa la pressione. Toccarsi sulla pelle stimola il rilascio di ossitocina, un ormone caratteristico del momento del parto e dell'attività sessuale che facilità il consolidamento dei legami.

Un portentoso antistress. Soprattutto, il tocco abbassa i livelli degli ormoni dello stress come il cortisolo: è per questo che quando siamo spaventati cerchiamo istintivamente la mano di chi ci è accanto. Alti livelli di cortisolo influiscono negativamente sul sistema immunitario, perché abbattono le cellule natural killer, i linfociti che riconoscono e attaccano le cellule colpite da tumori o infezioni virali. Ironia della sorte, nel momento in cui avremmo più bisogno di allentare lo stress e rafforzare le difese dell'organismo, siamo privati di un'arma essenziale per farlo.

 

da sempre piacevole. Essere abbracciati o accarezzati sulla pelle stimola il rilascio di serotonina: livelli troppo bassi di questo ormone del benessere sono connessi a disturbi come insonnia, ansia e depressione. Come ha spiegato a Wired UK Alberto Gallace, docente di psicobiologia e psicologia fisiologica all'Università di Milano-Bicocca, gli esseri umani sono per natura creature sociali, e i nostri cervelli e sistemi nervosi sono fatti in modo da rendere il tocco un'esperienza piacevole: «La natura - chiarisce - ha progettato questa modalità sensoriale per aumentare le nostre sensazioni di benessere nei contesti sociali. È presente soltanto negli animali sociali che hanno bisogno di stare insieme per ottimizzare le chance di sopravvivere».

Sensazione condivisa. Le videochiamate e gli altri strumenti che ci hanno aiutato a rimanere vicini anche in queste settimane di lockdown non riescono a integrare il senso del tatto nelle modalità di comunicazione sensoriale: questo aspetto è destinato a rimanere a lungo sacrificato nelle prossime fasi di contenimento dell'epidemia, almeno fino a quando non avremo un vaccino. Significa che per astinenza da contatto fisico possiamo trasgredire al distanziamento sociale? No: limitare i contatti con chi amiamo è, nelle fasi di recrudescenza della COVID-19, il primo modo che abbiamo per proteggerli. Ma se in questi mesi vi siete sentiti, o vi sentirete, in debito di abbracci, almeno saprete che è del tutto normale.

11 maggio 2020 Elisabetta Intini
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