Einstein, Darwin, Feynman; Marie Curie, Rita Levi-Montalcini, Margherita Hack... notate nulla di strano? Quando gli scienziati raggiungono una certa fama il nome sembra non servire più, ma questo pare valere soprattutto per i maschi, come dimostra il nostro semplice esempio, e come sostiene uno studio appena pubblicato su Proceedings of the National Academy of Sciences.
Pregiudizio parlato. Un gruppo di psicologi della Cornell University (Ithaca, New York) ha indagato questo insolito aspetto della disparità di genere e scoperto che nella scienza, così come nello sport e nella politica, ci si riferisce più spesso alle persone famose usando soltanto il cognome se si tratta di maschi. Ma poiché fare a meno del nome fa percepire la persona citata come più prestigiosa e meritevole di titoli, questa abitudine potrebbe penalizzare i corrispettivi femminili - o al contrario essere già l'effetto di un maschilismo dilagante. In sostanza, il genere determina il modo in cui ci riferiamo a un professionista (e non solo per un discorso di concordanze).
Il team ha analizzato quasi 4.500 valutazioni di professori di biologia, psicologia, informatica, storia ed economia compilate dagli studenti di 14 Università statunitensi. I professori maschi sono stati menzionati per cognome nel 56% dei casi in più rispetto alle colleghe. La maggiore disparità è emersa in ambito informatico, dove le citazioni per cognome hanno prevalso nel 48% dei casi per gli uomini e nel 18% appena per le donne. Questa tendenza si è osservata anche in altri ambiti - per i politici famosi e per i personaggi celebri (maschi e femmine) in generale.
Effetti reali. Soprattutto, riferirsi a una persona usando soltanto il cognome sembra influenzare il modo in cui questa persona è percepita all'esterno - dipingendola come più illustre e blasonata. In un altro esperimento dello stesso gruppo, scienziati fittizi menzionati solo col cognome sono parsi nel 14% dei casi più degni di un premio alla carriera. Nel calderone delle piccole e grandi discriminazioni di genere, anche una piccola abitudine linguistica può contribuire a fare la differenza.