A pochi giorni dalle elezioni la domanda sorge spontanea: ma per chi voteranno i nostri vicini di casa o i colleghi d’ufficio?
Per saperlo basterebbe dare uno sguardo... dentro loro testa: secondo un recente studio pubblicato su PLOS ONE infatti, le preferenze politiche si tradurrebbero in strutture cerebrali differenti tra individui di orientamento progressista e soggetti più conservatori.
Cervelli di destra e di sinistra. Secondo Darren Schreiber, ricercatore in neuroscienze all’Università di Exeter (Regno Unito) e responsabile dello studio, l’analisi avrebbe successo nel 71,6% dei casi.
Lo studio è stato condotto su 82 cittadini americani iscritti nelle liste pubbliche di partiti politici e ha analizzato la loro propensione al rischio.
Schreiber e i suoi colleghi hanno sottoposto i volontari a semplici giochi il cui scopo era quello di prendere decisioni in cambio di un compenso e hanno monitorato la loro attività neurologica mediante risonanza magnetica funzionale. I risultati dell’esperimento non hanno rilevato sostanziali differenze nella capacità di assumere e gestire il rischio, ma hanno evidenziato processi cerebrali molto diversi tra repubblicani e democratici durante la fase decisionale.
Biologia politica. In passato altri studi avevano già dimostrato l’esistenza di differenze neurologiche legate alle preferenze politiche: i democratici per esempio avevano mostrato una maggior attività cerebrale nelle aree del cervello connesse al mondo delle relazioni e delle amicizie, mentre i repubblicani erano risultati più sensibili nelle aree degli affetti, delle relazioni forti e della famiglia.
In altre ricerche erano invece state notate differenze nella struttura dell’amigdala - la zona dove si elaborano le paure – tra liberali e conservatori. E ogni variazione nell’architettura del cervello si traduce in comportamenti e modi di pensare differenti.
Ma sono le preferenze politiche a modifcare la forma del cervello o è la sua conformazione a definire gli orientamenti di ciascuno dentro la cabina elettorale? I ricercatori sono divisi: nel 2008 John Alford, della Rice University di Huston aveva evidenziato i fondamenti biologici delle preferenze politiche.
Taxisti cervelloni. La politica non è comunque l’unica attività umana a influire sullo sviluppo neurologico: già 10 anni fa una ricerca su taxisti londinesi aveva mostrato un ingrossamento del loro ippocampo – la zona utilizzata per la navigazione e l’orientamento spaziale – che risultava essere molto più sviluppato rispetto alla media.
Il fatto che le preferenze politiche siano in qualche modo scritte nel cervello non significa comunque che siano immutabili: “le nostre strutture neurologiche “ spiega Schreiber, “sono infatti molto dinamiche”.
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